di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Mentre i maggiorenti del Pd discutono se “andare oltre” o rifondare il partito e piangono su ciò che resta delle roccaforti rosse senza averne ancora capito realmente la ragione, la realtà attraverso i dati odierni dell’Istat bussa alle porte delle nostre case. Fino a ieri qualcuno avrebbe potuto continuare a sostenere prima di tutto le ragioni degli ultimi e di quelli in particolare che si trovano al di là dei nostri confini, su barconi carichi di speranza, di illusioni e purtroppo anche di malaffare, da oggi quel qualcuno dovrebbe iniziare a interessarsi degli ultimi che si trovano al di là del proprio quartiere, della propria strada o anche della porta di casa: in Italia insomma. Nel 2017 il numero di italiani che vivono in povertà assoluta ha superato i 5 milioni, il valore – sottolinea l’Istat – più alto registrato dall’inizio delle serie storiche (2005). Tutto ciò si traduce in famiglie e in individui: le prime in povertà assoluta sono circa 1 milione e 778mila e in queste vivono, appunto, 5 milioni e 58 mila individui. L’incidenza della povertà assoluta è del 6,9% per le famiglie (6,3% nel 2016) e dell’8,4% per gli individui (7,9% nel 2016). In entrambi i casi si tratta di valori «record». Tra gli aspetti più allarmanti della povertà assoluta ci sono la condizione dei minori, 1 milione 208mila (pari al 12,1%), i giovani tra i 18 e i 34 anni, 1 milione e 112mila (pari al 10,4%, valore più elevato dal 2005), e le donne, 2 milioni 472mila (incidenza dell’8%). Paradossalmente l’incidenza più bassa è quella degli anziani 611mila (4,6%). Leggendo in controluce questo quadro devastante si capisce perfettamente ciò che non ha funzionato e ciò che è stato completamente sbagliato, sia in termini di lettura della realtà e di visione del futuro sia in termini di riforme, da parte dei governi che fino ad oggi hanno amministrato il nostro povero – è proprio il caso di dirlo – Paese: l’assenza di politiche, anche fiscali, rivolte alla famiglia, l’assenza di un adeguato sistema di welfare, le riforme sbagliate della scuola e infine, ma non ultime, le riforme del lavoro che insieme all’assenza di una seria politica industriale ci hanno portato fin qui.
Ovviamente questo non è un invito a disinteressarci di chi cerca legittimamente e onestamente migliore fortuna da noi, è semmai un monito nei confronti di chi continua a illudere in termini di accoglienza e di prospettive quelle persone, oneste, che affrontano, insieme alla propria famiglia, mille pericoli e decine di migliaia di chilometri, in mezzo al mare, rischiando la propria vita, per trovare un posto migliore. I dati dell’Istat dimostrano al momento che in Italia quel posto migliore non c’è e che qualora quel posto migliore esistesse un Governo – per utilizzare diversamente le parole che il Papa oggi ha rivolto al premier francese Emmanuel Macron – dovrebbe garantirlo prima di tutto ai poveri del nostro Paese e che invece un mondialismo miope ignora, perché non sa e non vuole vedere al di là del proprio naso.