di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

Ultimamente si è discettato spesso a proposito della nostra Carta fondamentale allo scopo di mettere in chiaro diritti e prerogative di ciascuno. Ebbene anche lo sciopero è un diritto, sancito dalla Costituzione all’articolo 40. Il diritto del lavoratore di astenersi dalla propria occupazione per richiedere migliori condizioni di lavoro, esercitato assieme ai propri colleghi, solitamente indetto da una o più organizzazioni sindacali. Eppure in questi giorni sta montando un’inopportuna polemica in merito alle ore di sciopero svolte nell’anno appena trascorso, sulla base della relazione presentata alle Camere dal Garante Santoro Passarelli. In sintesi, nel 2017 si sarebbe scioperato “troppo” nei servizi pubblici essenziali dove il numero di agitazioni proclamate ha toccato quota 2.448, con un aumento del 4% rispetto alle 2.352 astensioni dal lavoro indette nel 2016, anche se tra revoche ed interventi del garante stesso, gli scioperi svolti effettivamente sono stati 1.617. All’allarme sciopero lanciato dal Garante non si può che rispondere con un “allarme lavoro”: piuttosto che sentenziare contro le legittime proteste dei lavoratori si dovrebbe osservare, sulla base di tali dati, che la situazione occupazionale deve essere, evidentemente, peggiorata per convincere i lavoratori a scioperare di più. L’astensione dal lavoro comporta sacrifici, anche economici, per i dipendenti, che, dunque, scelgono questa soluzione estrema a causa di un malessere tale da rendere lo sciopero una scelta inevitabile. Non sorprende il fatto che gli scioperi abbiano riguardato in modo particolare il trasporto pubblico locale essendo ben consapevoli delle profonde difficoltà economiche ed operative attraversate da un settore in crisi, con ricadute sui lavoratori e sulla loro sicurezza: aggressioni in aumento, autobus in fiamme a Roma come a Milano, lo spettro sempre presente della privatizzazione. Sono diminuite, invece, le proteste nel settore ferroviario dopo il rinnovo contratto nazionale e del contratto aziendale Fs, segno che quando si superano le difficoltà i lavoratori sono i primi a non voler scioperare. Infine un’altra questione: si osserva la disgregazione del fronte sindacale, il fatto che i meno propensi allo sciopero siano i sindacati della “triplice”, la crescita di agitazioni promosse anche da singole sigle, in alcuni casi piccole, ma in grado di farsi ascoltare. Piuttosto che cercare di imbrigliare il necessario e doveroso pluralismo sindacale occorrerebbe riflettere sulla crisi che attraversano le grandi organizzazioni, considerate ormai poco vicine ai nuovi problemi del mondo del lavoro, e ricordare che il diritto di sciopero è e resta un diritto individuale, di cui è titolare il singolo lavoratore, che si rivolge al sindacato come strumento facilitatore e non come sostituto di titolarità.