In Italia peggio che nel resto d’Europa. Il costo del lavoro orario nel nostro Paese è salito nel primo trimestre di appena lo 0,4%, meglio soltanto del Portogallo, dove addirittura il costo del lavoro orario ha segnato un -1,5%. Oltretutto, l’incremento nostrano è dovuto esclusivamente alla componente tasse e contributi (+1,3%), mentre la parte reddituale vera e propria, per intenderci il netto che arriva nelle tasche dei lavoratori, è rimasto praticamente invariato (+0,1%). Guardando ai settori, la situazione è critica nelle costruzioni (la parte netta cala dell’1,9%) e nei servizi (-0,2%), mentre va meglio nell’industria (+0,6%). Sempre nel primo trimestre del 2018, nell’area euro il costo del lavoro orario è salito del 2% (la parte netta dell’1,8%), mentre nell’Europa a 28 è cresciuto del 2,7% (stessa quota anche per la parte netta). In Germania, la crescita è inferiore alla media; non così nei Paesi neocomunitari (in Romania è del 12,7%) e in Grecia (+4,4%).