di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

La photo opportunity è sempre il momento topico di ogni vertice internazionale. La posizione delle persone ritratte indica il ruolo, la loro importanza, il peso stesso che hanno avuto nell’incontro. E non solo. Negli sguardi, si cattura il clima che si è respirato nella conferenza, se è andata bene oppure no e tutto il resto. Ebbene, la foto scattata al termine della conferenza sulla Libia che si è tenuta a Parigi vale più di mille dichiarazioni a margine. Se il presidente francese, Emmanuel Macron, aveva immaginato di rinverdire i fasti della grandeur transalpina, non appare questo il caso. La sua espressione parla da sé: il vertice è stato un fallimento. L’impegno a svolgere elezioni politiche il 10 dicembre è, infatti, soltanto verbale. Non vi è nulla di scritto, una firma e delle controfirme. Si basa soltanto sulla parola di qualcuno dei partecipanti, partecipanti che, peraltro, non rappresentano assolutamente tutte le anime che oggi dilaniano la Libia. Le milizie di Misurata e Tripoli sono rimaste fuori dal vertice. Altri che erano presenti, come ad esempio il generale Haftar, mentre trattavano, hanno lasciato campo libero al loro esercito di continuare l’azione bellica, con l’obiettivo di conquistare più terreno possibile. Difficile, quindi, immaginare che si possa arrivare in tempi rapidi alla definizione di un percorso che porti alla pacificazione del territorio. Tornando alla foto, vi è un secondo elemento che emerge: il ruolo marginale che sta giocando l’Europa. L’alto rappresentante dell’Unione europea, che, detto per inciso, è l’italiana Federica Mogherini, è dietro, quasi nascosta, come a dire che questa conferenza non era di tutti gli europei, i quali hanno interesse a che la Libia sia finalmente pacificata, ma soltanto di Macron, le cui mire sono ben diverse. Dell’attivismo del presidente francese degli ultimi tempi abbiamo già dato nota dalle pagine di questo giornale. Egli riprende uno schema che un suo predecessore, Nicolas Sarzoky, aveva provato a percorrere, in quel caso utilizzando le vie spicce dei bombardamenti aerei. La strategia prevede un rafforzamento della posizione francese nel Mediterraneo. Se così fosse, l’Italia sarebbe fra i primi a pagarne le conseguenze. Sarà un caso, ma Macron ha voluto ringraziarci per una cosa soltanto: per gli sforzi che facciamo nell’accoglienza dei profughi e dei migranti economici, un ruolo definito «esemplare». Petrolio e gas, però, sono un’altra cosa.