di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Stiamo assistendo in questi giorni ad una delle più gravi crisi politiche che l’Italia repubblicana abbia mai conosciuto, un terremoto che dalle urne del 4 marzo si è propagato fino ai palazzi istituzionali e, nella convulsa giornata di ieri, ha raggiunto infine anche lo scranno più alto, quello del Quirinale. Dobbiamo essere in grado di affrontare questo delicatissimo momento storico con lucidità, riflettendo su una vicenda politica particolarmente inquietante che lascia molti dubbi circa le effettive possibilità di autodeterminazione del popolo italiano. Con l’obiettivo di dare un contributo positivo alla crescita di una rinnovata cultura politica che dia piena forza alla democrazia ed alla sovranità, per il bene presente e futuro dell’Italia. Moltissimi nostri concittadini dall’esplosione della crisi del 2007 si trovano in uno stato di sempre più profondo disagio economico e sociale. In questi anni per affrontare la crisi le ricette che sono state messe in campo, la legge Fornero, nuove tasse, l’aumento dell’IVA, le clausole di salvaguardia, il jobs act, hanno significativamente peggiorato le condizioni di vita degli Italiani senza riuscire peraltro ad innescare una ripresa significativa né ridurre il nostro considerevole debito pubblico. È tempo di pensare concretamente al sociale e di favorire la crescita dell’economia reale perché l’azione dei governi, di qualunque colore essi siano, non si può ridurre ad una mera esecuzione dei dettami della finanza, pena un allontanamento fra popolo ed istituzioni destinato a diventare via via più incolmabile. Quello che molti chiedono a gran voce non è una fuga dall’Ue ma, più semplicemente, un’Europa diversa, nella quale i parametri da rispettare siano anche e soprattutto quelli sociali, sulla dignità del lavoro, sulla sostenibilità umana delle riforme previdenziali. Un’Europa che si interessi all’Italia che affronta da sola l’ondata migratoria tanto quanto si interessa alla nostra economia, allo spread ed ai vincoli di bilancio. Per ottenere questi risultati, lo diciamo da tempo, occorre ripristinare il primato della politica sulla finanza, ormai – in modo sempre più netto ed evidente – vero arbitro della vita dei popoli e delle nazioni. La finanziarizzazione del capitale globale è giunta ad un punto di rottura, manifestando la propria incompatibilità con le forme di partecipazione politica e democrazia rappresentativa fino a qui conosciute. Una concentrazione di potere priva di legittimità democratica ed in grado di influenzare i rappresentanti dei popoli contrasta inesorabilmente con i principi di sovranità popolare e giustizia sociale. Ricondurre nel suo naturale alveo il ruolo dell’economia, ed in particolare dell’economia finanziarizzata del terzo millennio, è la vera sfida che devono affrontare tutti coloro che hanno a cuore il benessere della Nazione.