La lettura benevola è che i giovani non sono bamboccioni né schizzinosi, per utilizzare due espressioni impiegate in passato da altrettanti Ministri della Repubblica, Tommaso Padoa Schioppa ed Elsa Fornero; quella critica è che sta passando il concetto che, pur di lavorare, le giovani generazioni sono disponibili a rinunciare a ferie e tutele varie, uno scenario devastante a lungo andare, perché riporta indietro le lancette a prima del 1970 e dello Statuto dei lavoratori. Un sondaggio condotto dall’ente di ricerca delle Acli su un campione di 2.500 persone nate a partire dagli anni ’90 sembra certificare proprio questa situazione, tanto da parlare di «nativi precari». Fra le rinunce anche quella a parte dello stipendio e alle stesse malattie. Il tutto con l’obiettivo di fare, per così dire, carriera, salvo poi scoprire che non tutti arrivano dove vorrebbe roe, quindi, il sentimento predominante ad un certo punto diventa di «frustrazione mista a disillusione».