Metodi forti dal Fmi internazionale che è intervenuto sull’Italia sia in maniera specifica, cioè economica, che più ampia ovvero politica. Tutto si tiene. Partiamo dai contratti: «In Italia una riforma degli accordi contrattuali dovrebbe contribuire ad allineare le retribuzioni con la produttività», questa la prima indicazione da segnalare del Fondo Monetario Internazionale contenuta nel World Economic Outlook, nel quale si aggiunge che «le priorità delle riforme strutturali per aumentare produttività e  innovazione e ridurre i gap di competitività nell’Eurozona variano» a  seconda delle specificità nazionali. «Ad esempio – specifica ancora l’Fmi – la Spagna dovrebbe cercare di ridurre ulteriormente la dualità del  mercato del lavoro e i divari di protezione dell’occupazione tra lavoratori fissi e temporanei». Il Fmi con l’Italia, ma a dire il vero anche con gli altri Paesi, non ha usato il fioretto neanche per quel che riguarda la situazione politica. In Italia, così come in altri paesi alle  prese con un voto imminente o con lo scenario post-elettorale, «l’incertezza politica crea rischi nell’implementazione delle riforme» con la possibilità anche di «revisioni delle politiche», sottolineando come «la fiducia e il sostegno popolare alle riforme possono essere anche minati da una governance debole e da corruzione su vasta scala», con ripercussioni sull’attività economica.
Una frase piuttosto sibillina che al di là del suo significato letterale suona palesemente come un’ingerenza, un’ingerenza che a dirla tutta si riesce difficilmente a sopportare dalla Ue, figuriamoci dall’Fmi.