Considerato l’ammontare complessivo – si tratta di poche decine di migliaia di euro annui – sembrerebbe quasi una situazione ridicola; tenendo conto che, però, è una partita che si gioca sulla pelle viva delle persone c’è poco da sorridere, auspicando piuttosto una soluzione rapida e favore ai pensionandi in attesa. La vicenda è quella della diatriba in corso fra l’Inps, da una parte, e le casse professionali, dall’altra, relativa al pagamento di una una tantum di 65 euro, quale quantificazione del mero onere del personale dipendente dell’Istituto previdenziale per l’espletamento della pratica per il cumulo dei contributi versati su diverse gestioni. In passato, tale opzione – che interessa tutti coloro che hanno versato contributi su più gestioni, come, ad esempio, un avvocato o un altro professionista che hanno unito la professione al lavoro dipendente – aveva un costo significativo, per cui in molti rinunciavano in partenza. Con gli anni e, soprattutto, dopo che l’equiparazione dell’età pensionabile è diventata realtà, lo stesso governo ha dovuto convenire che l’onerosità del cumulo non aveva più senso ed ecco quindi il cumulo gratuito. Sembrava tutto a posto, ma poi è partita questa querelle dei 65 euro. Dopo giorni di polemica, ora l’Inps ha proposto alle 17 casse professionali una nuova convenzione per superare l’impasse. In attesa, il ticket di 65 euro va, per così dire, in letargo.