Anche l’ultimo Eurozone economic outlook, diffuso questa mattina dall’Istat, lo conferma: l’economia dell’area euro mantiene un profilo espansivo in linea con la crescita dell’economia mondiale e del commercio internazionale. Le stime per il primo e per il secondo trimestre indicano infatti una crescita del Pil dello 0,6% e un rallentamento al +0,5% per il terzo trimestre, mentre la crescita acquisita per il 2018 è pari al +2,3%. Lo status attuale e le prospettive economiche – nonostante alcune perplessità (ribadite più volte anche dalla BCE annunciando le varie mosse di politica monetaria) legate all’inflazione o ad altri indicatori dei singoli Paesi – sono quindi all’insegna dell’ottimismo. Quale miglior momento quindi, per pensare ad un paracadute in caso l’Europa si trovasse di fronte a nuove difficoltà? Proprio oggi la direttrice del FMI, Christine Lagarde, ha presentato a Berlino la Central fiscal capacity (CFC). «Prima o poi un rallentamento economico arriverà», ha spiegato Lagarde sottolineando come sia necessario che l’Europa faccia di più per resistere alla prossima crisi. Proprio in questo senso si muoverebbe la strategia annunciata oggi: accumulare un fondo, alimentato con lo 0,35% del Pil annuo di ogni Paese dell’Eurozona, per aiutare le singole realtà a fronteggiare le difficoltà economiche. A far scattare, automaticamente, gli aiuti non sarebbe però un andamento negativo del Pil, bensì un peggioramento della disoccupazione del singolo Paese rispetto alla media dell’area.