Non possiamo essere sicuri che non ci saranno nuove crisi», disse nell’agosto 2017, durante il summit dei banchieri centrali di Jakson Hole, nel Wyoming, l’allora presidente della Fed Janet Yellen, lanciando un monito alla deregolamentazione di Wall Street che Donald Trump aveva in mente di realizzare.
Il numero uno della Bce, Mario Draghi, ieri invece ha detto che: «Non vi è alcuna evidenza di bolle sistemiche causate da eccesso di credito». Vedremo chi dei due ha ragione. Fatto sta che, mentre ancora ci stiamo leccando le ferite per le conseguenze sull’economia reale della famigerata bolla speculativa del 2007, qualcosa di strano sta accadendo da ieri, anzi da venerdì scorso – ultimo giorno da presidente Fed di Janet Yellen – quando Wall Street ha registrato una prima pericolosa scivolata con perdite pari a -4,26%.
Tutto è realmente deflagrato ieri con un lunedì nero (primo giorno di Jerome Powell da governatore della Fed), la peggiore seduta dall’agosto 2011, che è riuscita a bruciare tutti i guadagni fatti dall’inizio dell’anno, per poi espandersi nei mercati asiatici, dove a trainare i ribassi è stata Tokyo con un crollo dell’indice Nikkei del 4,73%, poi Hong Kong con l’indice Hang Seng a -4,53%, infine Shanghai che ha perso il 3,35%. Stamattina anche l’Europa è partita in forte ribasso (Milano ha ceduto l’1,74%, Londra l’1,98%, Francoforte addirittura il 2,48% e Parigi il 2,02%), per poi ridurre le perdite nell’arco della giornata. Forse non sarà davvero un’altra tempesta, ma fa paura lo stesso.
Cosa ha scatenato il lunedì nero? Il timore di un rialzo dell’inflazione al di sopra delle aspettative dovuto alla crescita dei salari – problema esattamente opposto a quello che si teme in Europa e in particolare in Italia – e delle probabili contromisure che potrebbe assumere la Fed per frenare l’inflazione stessa, ovvero un rialzo del costo del denaro che, a sua volta, potrebbe generare una nuova fase di instabilità. Per questo alle borse basta una previsione “negativa” – che nell’economia reale invece sarebbe positiva – a innescare pericolosi cambi di rotta.
Solo nelle prossime ore capiremo cosa sta realmente accadendo ovvero se quello che si è manifestato da venerdì a ieri a Wall Street e nelle Borse di tutto il mondo sia solo una brusca correzione di rotta rispetto a una serie di mesi con il “vento in poppa” oppure se è iniziata una lunga fase negativa.
In Europa tutti concentrati sui crediti deteriorati, sulla crescita, sui conti pubblici, sull’inflazione ancora bassa, sulle beghe politiche e poi basta la sola paura negli Usa di stipendi in crescita e di un conseguente innalzamento dell’inflazione a far saltare tutti i piani
Insomma, in questa fase, per evitare altre bolle speculative le strade potrebbero essere solo due:  tenere bassi i salari del ceto medio o, più semplicemente, riaffermare il primato della politica e dell’economia sulla finanza.