di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Lo scorso 20 novembre un sorteggio aveva deciso l’assegnazione della futura sede dell’Agenzia europea del farmaco, finora ubicata a Londra e che sarà a breve spostata a causa dell’uscita del Regno Unito dalla Ue. La fortuna aveva favorito Amsterdam ai danni della nostra Milano, togliendo alla città lombarda ed al Paese un’opportunità capace di dar vita ad un indotto economico calcolato attorno al miliardo e mezzo di euro ed ai 3 mila posti di lavoro. La candidatura di Milano, dopo aver superato valutazioni e confronti con le altre città aspiranti ospiti dell’Ema, da Bratislava a Copenhagen, era riuscita ad arrivare allo scontro diretto con l’altra «finalista», Amsterdam. Le due città erano state valutate pari merito e solo un sorteggio aveva deciso la vincente, ossia, come ben sappiamo, la capitale olandese. Un ennesimo smacco per l’Italia, grande contribuente Ue beffato dalla sorte, per di più in un periodo di grave crisi economica ed occupazionale nel quale l’Ema avrebbe potuto rappresentare una boccata d’ossigeno ed una specie di risarcimento a fronte dei tanti bocconi amari che l’Ue ha fatto ingoiare al nostro Paese negli ultimi tempi. Così invece non è stato. Colpa della malasorte o forse di un sistema di scelta discutibile e della scarsa influenza dell’Italia e del Governo Gentiloni in sede europea. Comunque avevamo accettato e metabolizzato la sconfitta. Ora però veniamo a sapere che il nostro «competitor», l’Olanda con la sua Amsterdam, non è stato ai patti: la sede che dovrà ospitare l’Agenzia non è pronta, il trasferimento non sarà possibile nei tempi – e costi – previsti e probabilmente la candidatura è stata avanzata pur sapendo di non avere le carte in regola. Tutto questo mentre la sede di Milano sarebbe stata da subito pienamente operativa. «Quando gli olandesi hanno fatto la loro proposta, probabilmente erano consapevoli che non sarebbero stati pronti. Quindi non hanno giocato molto pulito. La situazione è veramente grave, facciamoci sentire». Queste le parole del sindaco di Milano, Sala. Una situazione paradossale che lascia perplessi ed amareggiati. Ci si chiede con quali criteri vengano fatte valutazioni ed assegnazioni ed ora, giustamente, Governo e Comune faranno ricorso alla Corte Ue anche se con esiti molto incerti. La Commissione europea, dal canto suo, respinge al mittente le critiche dicendo che le valutazioni sulle città candidate sono state fatte secondo le regole e che il compito di votare – sulla base delle stesse valutazioni – non è spettato all’Esecutivo Ue ma ai 27 Stati membri ed, infine, giunte pari merito Milano ed Amsterdam, al sorteggio. Ora ci auguriamo, anche se non sarà facile, che a fronte dell’inadeguatezza olandese venga data un’altra chance a Milano e che il Governo faccia, per una volta, sentire con forza la voce dell’Italia in Europa.