di Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Controlli su controlli e poi i militari si mappano con una app. Quando la tecnologia diventa un boomerang

È di oggi una notizia un po’ curiosa ed altrettanto preoccupante: un’applicazione – app, come si suol dire – progettata da Strava Labs e dedicata ai podisti, che permette loro di monitorare i percorsi effettuati e condividerli con altri corridori, può essere utilizzata per fini tutt’altro che sportivi. Usata anche dai militari americani ed occidentali con la passione per la corsa e l’esercizio fisico di stanza in Afghanistan, Iraq, Turchia, ha permesso di diffondere informazioni riservate sulla dislocazione delle postazioni militari e sugli spostamenti dei militari stessi. Informazioni rese disponibili a tutti e che quindi possono facilmente cadere nelle mani di gruppi terroristici, con conseguenze immaginabili. Scoppiato il caso, saranno ora presi dei provvedimenti impedendo ai militari, come del resto sarebbe stato opportuno fin dall’inizio, innanzitutto di condividere i propri spostamenti e forse anche di usare, in zone tanto pericolose, delle app comunque hackerabili da parte di esperti. Al di là del singolo evento, questa notizia offre uno spunto per una più ampia riflessione sul rapporto fra tecnologia e sicurezza. La tecnologia dovrebbe essere utilizzata a garanzia di una maggiore sicurezza, per questo tutti noi ci sottoponiamo a controlli su controlli, accettando l’intromissione nel nostro privato in banca, in aeroporto, nelle città tramite telecamere, scanner e tracciabilità. Ma se i comuni e innocui cittadini non sfuggono alle maglie strette dei controlli tecnologici, rimettendoci tempo e privacy, spesso le persone realmente intenzionate a fare danni, che siano terroristi o altro genere di criminali, riescono efficacemente a sfuggire ai controlli o ancor meglio ad utilizzare la tecnologia per i propri fini illeciti. Resta quindi – fortunatamente – insostituibile il ruolo dell’essere umano che con la propria inimitabile facoltà di discernimento ha il compito di scegliere, testare, verificare e, se del caso, modificare gli strumenti tecnologici ed il loro utilizzo. Questa vicenda si collega all’ampio dibattito sulle nuove tecnologie, sui robot e sugli effetti di questi strumenti sulla nostra società, nel campo della sicurezza come nel campo del lavoro. Dispositivi che sono di per sé eccezionali prove dell’ingegno umano, che non vanno né esaltati né demonizzati, ma che semplicemente devono essere usati con giudizio e sempre al servizio del generale miglioramento delle condizioni di vita delle persone.

Umano buon senso

La vicenda si collega all’ampio dibattito sulle nuove tecnologie, sui robot e sugli effetti di questi strumenti sulla nostra società, nel campo della sicurezza come nel campo del lavoro. Dispositivi che sono di per sé eccezionali prove dell’ingegno umano, che non vanno né esaltati né demonizzati, ma che semplicemente devono essere usati con giudizio e sempre al servizio del generale miglioramento delle condizioni di vita delle persone. Resta insostituibile la capacità – soltanto umana – di comprendere in che modo utilizzare tali strumenti con buon senso.