di Caterina Mangia

In quattro giorni lavorativi, l’ad di uno dei principali marchi di moda del mondo arriva a percepire la stessa somma che una lavoratrice nella filiera dell’abbigliamento in Bangladesh guadagna in un’intera vita.
Soltanto un terzo del volume dei dividendi versati agli azionisti dei cinque principali marchi di vestiario, pari a 2,2 miliardi di dollari l’anno, basterebbe a garantire un’esistenza dignitosa a 2,5 milioni di lavoratori vietnamiti addetti al comparto.
Sono statistiche e casistiche paradossali quelle che emergono dal rapporto Oxfam.
La bilancia della giustizia sociale sta perdendo il suo equilibrio sul pianeta, che sembra andare incontro a un nuovo “Medioevo” della distribuzione della ricchezza: l’ascesa del ceto medio, protagonista degli ultimi secoli di storia, si sta arrestando.
Dai dati che sono stati diffusi emerge che l’ingiustizia regna sovrana nel mondo, così come in Italia: alla metà del 2017 nel nostro Paese il 20% più ricco era in possesso del 66% della ricchezza nazionale netta, e ben il 60% dei più poveri si spartiva il 14,8%; l’1% più ricco degli italiani ha possedimenti che superano di 240 volte quelli del 20% più indigente. Le cose sono andate degenerando nell’ultimo decennio: dal 2006 al 2016 la quota di reddito nazionale disponibile lordo del 10% più povero degli italiani è diminuito del 28%, mentre il 20% dei “Paperoni” si è impossessato del 40% dell’incremento di reddito complessivo.
Dal report Oxfam emerge inoltre un altro dato, che purtroppo non sorprende: a subire maggiormente la disuguaglianza e il disagio ad essa correlata sono le donne. «Negli ultimi gradini della piramide sociale troviamo spesso le lavoratrici: in tutto il mondo guadagnano meno degli uomini», è scritto nel dossier, nel quale si aggiunge che le donne «operano frequentemente in ambiti sottopagati e privi di sicurezza per chi lavora».
Secondo gli analisti che hanno curato il dossier, le cause della crescente disuguaglianza socio-economica sono  la «forsennata corsa alla riduzione del costo del lavoro che porta all’erosione delle retribuzioni; la colpevole negligenza verso i diritti dei lavoratori e la drastica limitazione del loro potere di contrattazione nel mercato globale; processi di esternalizzazione lungo le filiere globali di produzione; la massimizzazione ‘ad ogni costo’ degli utili d’impresa a vantaggio di emolumenti e incentivi concessi ai top-manager; la forte influenza esercitata da portatori di interessi privati, capace di condizionare le politiche».
Maurizia Iachino, presidente di Oxfam Italia, ha commentato affermando che «fino a quando per il sistema economico globale la remunerazione della ricchezza di pochi rimarrà un obiettivo predominante rispetto alla garanzia di un lavoro dignitoso per tutti, non sarà possibile arrestare la crescita di questa estrema e ingiusta disuguaglianza».