di Caterina Mangia

«Non c’è cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente».
Nata a Londra 136 anni fa – era il 25 gennaio 1882 – , Adeline Virginia Stephen, alias Virginia Woolf, è una donna il cui pungente pensiero ha attraversato i secoli, fino ad essere attuale ancora oggi: le sue lucide e spietate analisi sulla condizione femminile, i suoi romanzi e i suoi aforismi potrebbero far impallidire tuttora il più infuocato Tweet con hastag #Metoo.
Figlia del famoso letterato Leslie Stephen e di Julia Prinsep-Stephen, Virginia respirò cultura fin dai primi anni di età, in una casa frequentata da personaggi come Henry James e Thomas Eliot. La vita non le risparmiò profonde sofferenze: vittima di un ambiente familiare coercitivo con le donne e rimasta orfana a 19 anni di entrambi i genitori, la scrittrice subì violenze e abusi da parte dei fratellastri. In  giovane età ebbe la sua prima delle sue crisi nervose, che la perseguitarono tutta la vita e la portarono al suicidio a 55 anni.
Eppure la sua vita non ci restituisce il semplice ritratto di una donna malinconica e depressa: al contrario la Woolf, una delle prime grandi romanziere della storia, è icona di coraggio, determinazione, prontezza e autonomia di pensiero.
Un’icona ancora viva in un’epoca, quella attuale, in cui le donne votano, studiano e lavorano, ma in cui molte biografie non riescono a sfuggire al paradigma dualistico della demonizzazione o sottomissione all’uomo: in entrambi i casi, non si può parlare di vera libertà.
«Una donna – scriveva la Woolf nel suo libro “Una stanza tutta per sé” – deve avere i soldi e una stanza tutta sua per scrivere i suoi romanzi». Uno spazio e risorse economiche proprie: si tratta di un pensiero ancora rivoluzionario per troppe donne.
E’ di grande attualità anche una riflessione della scrittrice sul rapporto “maschio-femmina”: «per tutti questi secoli le donne hanno svolto la funzione di specchi, dotati della magica e deliziosa proprietà di riflettere la figura dell’uomo a grandezza doppia del naturale». Viene da pensare all’ormai ex produttore della Miramax, Harvey Weinstein e alle altre figure simili: uomini che agli occhi femminili erano “troppo grandi” per ricevere un “no”, o “troppo grandi” per pensare di far carriera senza il loro “aiuto”.
Infine, dalla Woolf una sorta di predizione sulla mercificazione del corpo femminile: «Sono gli abiti a portare noi, e non noi a portare gli abiti; possiamo far sì che modellino bene un braccio, o il seno, ma essi ci modellano a piacer loro il cuore, il cervello, la lingua».