di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

A fare da contraltare alle autocelebrazioni di questi ultimi giorni da parte di Gentiloni e Padoan sulla ripresa dell’economia italiana, è uscito sull’influente quotidiano tedesco Die Welt un articolo piuttosto inquietante che, senza mezzi termini, descrive l’Italia come «l’assoluto fanalino di coda dell’eurozona, messa anche peggio della Grecia». In sintesi i conti nel nostro Paese continuano a non tornare e a meno di riforme radicali, come quelle attuate nel Paese ellenico, che allo stato attuale non sono nei programmi elettorali – fortunatamente, ci sarebbe da aggiungere – di nessuno dei partiti in lizza per Palazzo Chigi, la situazione è destinata a peggiorare. Quali siano le riforme suggerite dal quotidiano tedesco è presto detto: riduzione delle tutele del lavoro, riduzione della spesa pubblica attraverso tagli al welfare state, pensioni e sanità in primo luogo, riduzione dei salari pubblici tra il 10 e il 40%, privatizzazioni a vantaggio di capitali stranieri, aumento dell’Iva e delle imposte indirette, non volendo neanche citare le misure d’emergenza sul limite ai prelievi giornalieri dai correnti. Questo è infatti proprio quello che è stato fatto in Grecia. E, nonostante tali misure e nonostante gli aiuti internazionali, finora il risultato raggiunto è quello di un debito pubblico pari al 177,4% del Pil, infatti nel frattempo è stato perso un terzo del Pil greco, di un’emigrazione di massa con mezzo milione di greci andati all’estero, dell’aumento della povertà e di un tasso di disoccupazione a più del 20%. Segno che, forse, le strategie individuate per uscire dalla crisi non erano proprio quelle giuste. L’Europa – non il nostro caro Vecchio Continente, ma quell’Europa incarnata da Die Welt, dalla Commissione Ue che agita lo spauracchio del commissariamento, da Merkel e Macron, dai nostri Monti e Gentiloni – continua a voler suonare la stessa musica di austerity e liberismo nonostante le evidenze dimostrino che si tratta di una strategia sbagliata, che non riesce a realizzare la ripresa ma solo ad aumentare la povertà. In compenso, però, il Die Welt ha un merito, quello di aver finalmente messo nero su bianco quello che tutti pensano ma nessuno osa dire: «L’Italia è l’unico paese dell’eurozona il cui livello di vita, dall’entrata in vigore dell’unione monetaria, è diminuito» ossia che il nostro Paese ha sofferto un tasso di cambio Euro-Lira sbagliato che ha danneggiato esportazioni ed investimenti esteri. Da un lato abbiamo quindi un Governo che dice – tra poco si vota – che va tutto bene, dall’altro analisti europei e Commissione che parlano di futuro a tinte fosche e rischio commissariamento, valutazioni diametralmente opposte eppure unite da una volontà comune: continuare così o, ancora meglio, accentuare ancor di più le riforme che ci hanno portato a questo punto.