Il vicepresidente della Commissione europea, ValdisDombrovskis, ha detto che l’Italia «ha ridotto di un quarto la propria quota di NPL», i non performingloans ovvero quei crediti per i quali la riscossione da parte delle banche non è certa. Una tipologia di prestiti che più volte ha fatto puntare la lente delle varie istituzioni europee e non sul nostro Paese. Proprio ieri l’agenzia di rating Standard &Poor’s, pur stimando un rafforzamento delle performance operative della banche italiane per il 2018, ha nuovamente messo in guardia il nostro sistema bancario, sottolineando come a fine 2017 lo stock di esposizioni non performanti siano state pari a 275 miliardi di euro: il 17% dei prestiti alla clientela. Condizione che, secondo S&P’s, continuerà ad impedire alle banche «di generare rendimenti soddisfacenti».
Comunque sia, per Dombrovskis l’Italia ha fatto un’inattesa accelerazione riducendo, appunto, di un quarto la propria quota di NPL negli ultimi dodici mesi. Secondo uno studio della Commissione Ue su dati della BCE si parla si una diminuzione del 24,6%, passando da una quota del 16,2% al 12,2%. Tuttavia, ciò non vuol dire che il problema sia risolto, ha aggiunto il vicepresidente, masono stati fatti comunque «progressi significativi». L’Italia «sta spesso nei titoli dei giornali, ma in realtà è al quarto posto in Europa nella classifica dell’esposizione agli NPL, dopo Grecia, Cipro e Portogallo».