di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

In questi giorni è tornata alla ribalta la vicenda Amazon. La multinazionale americana del commercio digitale continua a sfuggire ad ogni confronto con i sindacati dimostrando un’inaccettabile chiusura verso le richieste dei propri dipendenti. La dirigenza di Amazon non si è presentata, infatti, all’incontro con i rappresentanti dei lavoratori del centro logistico di Castel San Giovanni, incontro convocato dal Prefetto di Piacenza. I lavoratori già tramite lo sciopero dello scorso “Black Friday” avevano fatto emergere la presenza di durissime condizioni contrattuali e di lavoro ed ora, paradossalmente, sono proprio i vertici della multinazionale a dichiararsi “sotto pressione”. Nei fatti ciò significa non essere disposti ad accettare il necessario dialogo con i sindacati, non comprendere che in questo modo si inasprisce un rapporto con i dipendenti già ampiamente compromesso, non riconoscere le pratiche proprie del modello di relazioni industriali italiano. Una mancanza di rispetto non solo, e già sarebbe grave, verso i lavoratori ed il sindacato, ma anche nei confronti nel nostro stesso Paese, delle sue Istituzioni, delle norme e delle prassi che lo governano. L’Ugl, assieme ad altre sigle, a fronte di un simile comportamento non può che rispondere continuando a pretendere risposte concrete dall’azienda e soluzioni volte a rivedere obblighi contrattuali ed oneri lavorativi dei dipendenti di Amazon. Abbiamo messo in campo diversi strumenti a sostegno dell’attività sindacale ed a tutela del lavoro, compreso lo  sciopero, anche sotto le festività, per far comprendere alla multinazionale che è doveroso operare nel rispetto dei diritti e della dignità dei lavoratori e con l’obiettivo di ottenere delle condizioni di lavoro più umane. Oltre a ciò l’Ugl ha dato vita ad una specifica campagna social dal titolo  “Anche no! Tu sfrutti, io non compro!”. Affinché la legittima protesta dei lavoratori venga ascoltata occorre infatti far valere anche il peso del consumo consapevole. L’opinione pubblica può influenzare l’azienda ed orientarla verso una maggiore responsabilità sociale attraverso scelte di consumo mirate, specie in questo periodo dell’anno. Il senso del dono nel periodo natalizio non può essere ridotto a mero scambio consumistico, indifferente allo sfruttamento del lavoro. È importante invece comprendere che, se alla base di prodotti e servizi si cela sfruttamento, allora forse è meglio acquistare altrove.

Tu sfrutti, io non compro

Affinché la legittima protesta dei lavoratori venga ascoltata occorre far valere anche il peso del consumo consapevole. L’opinione pubblica può influenzare l’azienda ed orientarla verso una maggiore responsabilità sociale attraverso scelte di consumo mirate, specie in questo periodo dell’anno. Il senso del dono nel periodo natalizio non può essere ridotto a mero scambio consumistico, indifferente allo sfruttamento del lavoro. È importante invece comprendere che, se alla base di prodotti e servizi si cela sfruttamento, allora forse è meglio acquistare altrove.