È da capire se pesano più i numeri o la polemica che dagli stessi è scaturita. Come noto, la Cisl è il sindacato che ha abbracciato più convintamente la soluzione dell’Ape sociale adottata dal governo, già lo scorso anno o ora con le modifiche introdotte con la legge di bilancio che saranno attive dal 2018. Sorprende fino ad un certo punto, quindi, che il consigliere economico di Palazzo Chigi, Stefano Patriarca, presenti i dati sull’Ape sociale in una conferenza stampa tenuta presso la sede della Cisl. «Grazie alle misure messe in campo dal governo negli ultimi due anni – fa sapere Patriarca -, 53mila lavoratori dei 276mila nuovi pensionamenti previsti per il 2019 andranno in pensione prima». L’anticipo, secondo il calcoli, del consigliere economico di Gentiloni vanno dai cinque mesi ai tre anni. Lo stesso Patriarca ha anche confermato quanto già annunciato dal presidente dell’Inps, Tito Boeri: entro fine dicembre andranno in pagamento una parte delle anticipazioni 2017. Fino a qui i numeri. Ad accendere la polemica è l’ex presidente del consiglio, Massimo D’Alema, secondo il quale il sindacato si è venduto sulle pensioni per un «piatto di lenticchie», affermazione che non è andata giù alla segretaria generale della Cisl, Anna Maria Furlan, secondo la quale «per palati abituati all’aragosta il piatto di lenticchie può sembrare meno appetibile, ma lo si chieda a quei 35mila che sono andati in pensione prima». Insomma, un anticipo del clima delle prossime settimane all’avvicinarsi delle elezioni politiche.