Dal XX Rapporto PIT Salute di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, intitolato “Sanità pubblica: prima scelta, ma a caro prezzo”, presentato oggi emerge chiaramente che gli italiani credono ancora nel Servizio sanitario nazionale sia perché si fidano di più sia perché non possono sostenere i costi di una assistenza privata. Non mancano i punti dolenti. A forza di tagli alla spesa pubblica, sta diventando sempre più difficile accedere al Ssn. Gli italiani segnalano tempi lunghi per accedere alle visite specialistiche: si passa dal 34,3% del 2015 al 40,3% del 2016. Seguono, con il 28,1% delle segnalazioni (rispetto al 35,3% nel 2015), i lunghi tempi per gli interventi chirurgici; al terzo posto le liste d’attesa per gli esami diagnostici (dal 25,5% 2015 al 26,4% del 2016). Sulle tasche degli italiani pesano i costi elevati del ticket: il 37,4% denuncia la spesa salata e gli aumenti della compartecipazione per la diagnostica e la specialistica, mentre il 31% esprime disagio per mancata esenzione (in aumento rispetto al 24,5% del 2015). Gli italiani considerano insostenibili i costi per farmaci, intramoenia, Rsa e protesi ed ausili. Infine l’assistenza territoriale registra carenze e disservizi e per l’8,2% è il pronto soccorso la prima voce di lamentela. Quanto al ricovero, viene rifiutato per il 34,5%, è inadeguato per il 21,4%, carente di reparti e servizi per il 7,2%.