Andamento lento e neanche troppo soddisfacente. Il disegno di legge di bilancio prosegue la propria marcia di avvicinamento alla scadenza entro la quale dovrà essere approvato, se non si vuole andare in gestione provvisoria. La settimana entrante è quella decisiva. Finito l’iter in Commissione, il provvedimento sarà approvato dalla Camera per poi ritornare al Senato per la definitiva approvazione che dovrà avvenire entro il 31 dicembre. Fra gli emendamenti già approvati, anche l’ulteriore estensione dell’Ape sociale. Come si ricorderà, Palazzo Chigi ha proposto un pacchetto di misure in tema previdenziale, pacchetto che è stato accolto dalla Cisl e, pur con qualche malumore, dalla Uil, ma non dalla Cgil, che si è mobilitata sul territorio e nei luoghi di lavoro, così come la Ugl. Dal maxiemendamento approvato al Senato, erano rimaste fuori alcune categorie di lavori gravosi ai quali non si applicherà l’incremento dell’età pensionabile di cinque mesi a decorrere dal 1° gennaio 2019. Ora diventano quindici le categorie beneficiarie della disciplina dell’Ape sociale, la quale, è bene precisare, è sicuramente più vantaggiosa rispetto sia all’Ape classica che al complesso delle regole post Fornero, ma non lo è se confrontata alla soppressa normativa sui lavori usuranti e particolarmente faticosi. A conti fatti, oggi un lavoratore che ha svolto una delle attività usuranti o gravosa indicata va in pensione molto più tardi di come sarebbe andato con il sistema delle quote. In altri termini, l’aver cambiato le regole nel dicembre del 2011 è costato almeno un paio d’anni di lavoro in più pure ai lavoratori delle categorie usuranti, con tutto quello che ne consegue in termini di peggioramento dello stato di salute complessivo. Fra gli emendamenti approvati, anche il via libera alle assunzioni di precari nei comuni e nelle regioni.