di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Sulla crisi del sistema bancario italiano la nostra classe dirigente si gioca molta della propria residua credibilità. Il quadro è ormai piuttosto chiaro, al di là degli artifici retorici e delle arrampicate sugli specchi degli attori a vario titolo coinvolti, dalla Boschi in poi. Una prossimità inaccettabile con la politica, essenzialmente di sinistra, soprattutto, ma non solo, nel caso più importante, MPS. Le attività di management spregiudicati, abili nel tradire la fiducia dei piccoli risparmiatori, anche grazie ad un sistema di vigilanza rivelatosi incapace di vigilare e minato nella propria attendibilità dalle troppe «porte girevoli» in un intreccio di incarichi e consulenze fra controllori e controllati. I grandi debitori, quasi sempre sodali o amici, cui erano offerti grossi crediti senza le necessarie garanzie, sempre richieste invece ai semplici clienti. L’enorme esborso di denaro pubblico, che in tempo di crisi avrebbe potuto e dovuto essere destinato ad altri scopi e che invece è servito a tappare le falle ed a coprire le responsabilità. Di questa scellerata gestione finora hanno pagato il prezzo solo i piccoli risparmiatori truffati, i lavoratori delle banche a rischio, i contribuenti italiani. È inutile tentare di mischiare, ancora una volta, le carte in tavola: ormai la bolla è scoppiata, troppo numerosa la platea di cittadini italiani danneggiati, palese, se non ancora la responsabilità, quantomeno l’incapacità. Quello che serve adesso è una completa ristrutturazione del sistema, che parta dalla «conditio sine qua non» di ogni vera e credibile opera di rifondazione: la trasparenza. Quindi che si sappiano nomi, cognomi, colpe ed errori, a partire dalla necessaria desecretazione della lista dei grandi debitori delle banche in crisi. Che paghino manager e banchieri responsabili del disastro, che si chiariscano le responsabilità di Consob e Banca d’Italia. Che si faccia piena luce sul ruolo di una certa parte della politica. E poi occorre che le regole – italiane ed europee – che disciplinano il sistema del credito e della vigilanza vengano finalmente cambiate in modo da consentire alle banche di tornare a svolgere il proprio mestiere: quello di supportare l’economia reale, restituendo un giusto accesso al credito a piccoli e medi imprenditori e commercianti, famiglie, lavoratori, compresi i flessibili, e pensionati, interrompendo la pericolosa commistione fra finanza speculativa e banche commerciali.

 Si faccia chiarezza

Di questa scellerata gestione finora hanno pagato il prezzo solo i piccoli risparmiatori truffati, i lavoratori delle banche a rischio, i contribuenti italiani. È inutile tentare di mischiare, ancora una volta, le carte in tavola: ormai la bolla è scoppiata, troppo numerosa la platea di cittadini italiani danneggiati, palese, se non ancora la responsabilità, quantomeno l’incapacità. Quello che serve adesso è una completa ristrutturazione del sistema, che parta dalla conditio sine qua non di ogni vera e credibile opera di rifondazione: la trasparenza.