Dopo il terzo rialzo dei tassi del 2017 da parte della Fed (all’1,25-1,50%) e dopo il rialzo dello 0,05%, a sorpresa, della Pboc (la Banca centrale cinese), l’attesa era tutta per le decisioni di politica monetaria della Bce, anche se non erano previsti particolari cambi di rotta rispetto alle ultime riunioni. Nella riunione di oggi il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha infatti deciso «che i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,40%», confermando ancora una volta l’intenzione di mantenere i tassi di interesse di riferimento della BCE su livelli pari a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo. Per quanto riguarda invece le misure non convenzionali (il Quantitativeeasing), la banca centrale conferma anche l’intenzione di continuare il programma di acquisto di titoli di Stato al ritmo mensile di 30 miliardi di euro, almeno fin quando «non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo di inflazione». Nel corso della conferenza stampa il presidente Mario Draghi ha poi illustrato le stime sulla crescita economica, che sono state riviste in rialzo rispetto alle precedenti previsioni. Nel 2017 il Pil dell’Eurozona crescerà del 2,4%, nel 2018 del 2,3% nel 2019 dell’1,9% e dell’1,7% nel 2020. Per quanto riguarda l’inflazione le indicazioni della BCE lasciano poco all’immaginazione: allo stato attuale il target del 2% non sembra raggiungibile nel prossimo triennio (le stime indicano infatti 1,5% nel 2017, 1,4% nel 2018, 1,5% nel 2019 e 1,7% nel 2020).