Garibaldi sarebbe molto dispiaciuto: dopo aver versato il proprio sangue per fare l’Unità d’Italia, scoprire le profonde differenze di reddito fra i lavoratori dipendenti è un colpo tremendo. Il Rapporto sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva di Cnel, Anpal ed Inapp evidenzia un dato destinato a far pensare. Nei fatti, purtroppo, le gabbie salariali già esistono. Si tratta, però, di gabbie salariali ad ampio spettro, che non investono soltanto l’elemento geografico, ma permeano nel profondo il nostro sistema produttivo. La prima forte differenziazione è fra maschi e femmine. La retribuzione mensile netta di un lavoratore dipendente è di 1.436 euro, a fronte di appena 1.171 euro per la lavoratrice. La differenza in termini percentuali è del 18,5%. Meno marcato, ma comunque esistente è un secondo gap, questo su base geografica. La retribuzione media al Nord è di 1.374 euro, al Centro di 1.304 euro, al Sud di 1.210 euro. Tradotto in termini percentuali, significa che un lavoratore dipendente del Mezzogiorno prende quasi il 12% in meno di un collega che lavora nel Settentrione e il 7% in meno rispetto ad un residente in qualcuna delle regioni dell’Italia centrale. Pesante anche il differenziale retributivo in rapporto al tipo di nucleo familiare. Una coppia senza figli ha una retribuzione media più alta, seppure di appena 15 euro, di una coppia con figli. La differenza maggiore è, però, quella che si riscontra nei casi di famiglia monogenitoriale: se è presente solo il padre, la retribuzione media è di 1.376 euro; se, viceversa, è presente solo la madre, la retribuzione scende a 1.170 euro, con una differenza percentuale di quasi quindici punti.