«La puntualità nei pagamenti è particolarmente importante per le piccole e medie imprese che confidano in un flusso di cassa positivo per assicurare la propria gestione finanziaria, la propria competitività e, in molti casi, la propria sopravvivenza». Con questa motivazione – arrivata a tre anni dall’apertura della procedura di infrazione e a qualche mese di distanza dall’ultimatum del febbraio scorso – la Commissione Ue, guidata da Jean-Claude Juncker, ha annunciato la decisione di deferire il nostro Paese alla Corte di giustizia dell’Unione europea per il ritardo «sistematico con cui le amministrazioni pubbliche italiane effettuano i pagamenti nelle transazioni commerciali». Secondo la normativa Ue in materia di pagamenti, le pubbliche amministrazioni devono saldare le fatture dei propri fornitori entro trenta giorni dal ricevimento della fattura. Sessanta se si dovessero verificare circostanze eccezionali. Ad oggi, invece, i tempi medi dei pagamenti si aggirano intorno ai 100 giorni (con picchi nettamente superiori), rimanendo quindi molto al di sopra di quanto disposto dalla normativa. C’è anche da sottolineare che tra il 2015 ed il 2016, secondo il Centro Studi ImpresaLavoro si è registrata una marcata flessione delle tempistiche, passate da una media di 131 giorni a 95. Un risultato comunque piuttosto lontano da quello europeo: circa 40 giorni.