Domani sindacati e Governo (Aran) si incontreranno di nuovo per continuare a discutere sul rinnovo della parte normativa del contratti di lavoro dei dipendenti della Pubblica amministrazione (ministeri, agenzie fiscali e altri enti pubblici). Successivamente si entrerà nel vivo dell’aggiornamento della parte economica, rimasta fermo ormai da 8 anni, che prevede un aumento di 85 euro medi e lordi (quindi in busta paga entrerà molto di meno) senza alcuna possibilità di recupero del pregresso. Dunque diventa più aggiornata alla realtà la parte normativa che inasprisce le sanzioni su questioni di stretta attualità, già presenti nel Codice disciplinare, ovvero molestie e corruzione. Rischia il licenziamento sia chi si macchia di molestie sessuali o comunque di comportamenti di particolare gravità, non riconducibili però a un singolo episodio, e chi prende e offre regali sopra i 150 euro in cambio di altri favori. In caso di molestie le sanzioni procedono per  gradi: prima la persona viene redarguita con una sospensione dal servizio e dalla retribuzione (dagli undici giorni a sei mesi), ma nel caso in cui reiterasse il comportamento perderebbe il posto di lavoro. Una stretta, questa, che sarà discussa domani e che va ad aggiungersi a quella sulle “abituali” assenze e permessi per malattia nel week end. Pur sperando tutti in una chiusura della trattativa prima dell’approvazione della manovra, perché in essa sono contenute  le risorse necessarie al rinnovo della parte economica del contratto, invece molto più probabilmente la chiusura avverrà in piena campagna elettorale ovvero entro i primi sei mesi dell’anno. Il maggior tempo a disposizione, più che portare vantaggi, rischia di procurare svantaggi.