di Caterina Mangia

Altro che tracciabilità, e-payment, carte di credito: gli italiani sono ancora per le vecchie abitudini e restano affezionati a portafogli e banconote.
E’ quanto risulta da un sondaggio effettuato dalla Banca Centrale Europea, da cui emerge che l’86% delle transazioni effettuate dai connazionali nel 2016 è in “contanti”, per il 68% del valore complessivo.
In questa consuetudine gli italiani sono in buona compagnia dei concittadini europei, in particolare di quelli del Sud del Vecchio Continente, che fanno particolare ricorso al “cash”: l’87% e 88% dei passaggi monetari di Spagna e Grecia è effettuato con banconote, per un valore complessivo rispettivamente del 68% e 75%; fanalino di coda è Malta, che registra il 92 per cento di transazioni in contanti. Tra i Paesi del Nord Europa che utilizzano di più il “cash”, la Germania, l’Austria e la Slovenia, mentre chi vi fa meno ricorso sono Olanda ed Estonia.
In Generale, nel Vecchio Continente il 79 per cento dei pagamenti è effettuato con i contanti, per il 54% del valore complessivo: gli europei non sembrano, dunque, eccessivamente preoccupati dall’idea di andare in giro con il portafogli “imbottito”. Nello stesso report Bce è scritto che i risultati «mettono a dura prova la convinzione che la moneta stia venendo rapidamente sostituita da mezzi di pagamento elettronici».
Non si tratta di una notizia confortante, specialmente in un’Italia in cui la mancata tracciabilità del denaro favorisce il lavoro nero, l’evasione fiscale e la corruzione.
L’utilizzo delle banconote, inoltre, non è l’unica usanza che tarda a tramontare: anche quella dei soldi “nel cassetto” o “sotto il materasso” è ancora viva, dato che un consumatore su quattro, in Europa, tiene i soldi a casa in via precauzionale.