di Maria Rosaria Pugliese

Non si prospetta uno scenario rassicurante per il nostro paese in merito alla risorse UE post 2020.  Dai documenti di lavoro della Commissione Ue relativi al prossimo bilancio pluriennale dell’Unione, il nostro Paese sembrerebbe perdere, nello scenario peggiore,  tra i 12 ed i 42 miliardi di fondi strutturali rispetto all’attuale periodo finanziario (2014-2020). Di fatto, secondo i documenti predisposti per discutere del bilancio 2020-2025, Bruxelles perderà il 14% del suo bilancio a seguito della Brexit ed, al contempo,  emergono con forza nuove politiche da finanziare, come migranti e difesa comune. Alla luce di risorse ristrette, si prevede un taglio del 15% dei fondi strutturali (26% contando l’inflazione). Appare evidente che in questo caso  le regioni  del Nord, quelle piu’ sviluppate, perderebbero 11,9 miliardi. Resterebbero i fondi al Mezzogiorno, anche se c’e’ chi lavora  per vincolarli al rispetto dei parametri su conti pubblici e riforme.  Non di meno si ipotizza un “buco” di 42 miliardi per l’Italia, a vantaggio dei paesi dell’Est. La partita è aperta ed ovviamente si studiano meccanismi per bilanciare meglio le perdite. Resta la domanda che accompagna tutte le programmazioni comunitarie vale a dire l’efficacia della spesa dei fondi strutturali  a prescindere dalla quantità di risorse assegnate. Per la programmazione in corso non si ha, allo stato, un quadro chiaro e fattivo dei risultati regionali e nazionali – cifre a parte –  da valutare concretamente all’epilogo dell’Accordo di partenariato.