di Caterina Mangia

L’Italia: un Paese tanto bello quanto fragile, in cui più di un cittadino su dieci vive in aree a rischio.
Questo l’allarmante risultato di Ecosistema Rischio 2017, un report di Legambiente sulle attività effettuate da un campione Comuni per ridurre il rischio idrogeologico, secondo cui 7,5 milioni di cittadini non vivono in luoghi da considerare “sicuri”.
Il report ha evidenziato che nel 70% dei Comuni intervistati da Legambiente, localizzati in aree ad alta pericolosità idrogeologica, sorgono case in zone a rischio. Nel 50% dei casi sono stati edificati impianti industriali, mentre nel 27%, interi quartieri. Nemmeno le scuole e gli ospedali, nel 15% dei comuni, sono esenti da rischio: nel 20% si trovano in aree a rischio anche strutture commerciali o ricettive.
A pagare il prezzo della situazione è la cittadinanza: in base alle stime del Cnr, sono 145 le vite umane perdute dal 2010 al 2016 a causa delle sole inondazioni, mentre gli evacuati sono 40mila. I danni economici toccano picchi inconcepibili, arrivando, secondo i dati dell’unità di missione Italiasicura, a 7,6 miliardi di euro nel 2013-2016.
La risposta dello Stato è stata, per dirla con un eufemismo, parziale: lo stanziamento è stato del 10%, ovvero di 738 milioni di euro.
Complici di una situazione idrogeologica non rosea, infatti, sono i cambiamenti climatici e un sistema Paese che non mette in campo politiche manutentive e preventive di ampio respiro, tollerando la cementificazione, l’abusivismo e la tombazione dei fiumi.
L’immagine emblematica dell’abbandono e della trascuratezza del territorio italiano è data dalla sua Capitale, «la città più a rischio di alluvione d’Europa» secondo Erasmo D’Angelis, capo di Italiasicura, che oggi è intervenuto a Palazzo Chigi in occasione della presentazione dell’indagine di Legambiente: «250-300mila romani sono a rischio, questa città non regge più un acquazzone». Le cause di questa situazione sono da individuare nel fatto che «il Tevere è senza difese, la foce del fiume è urbanizzata e c’è un abusivismo pazzesco». D’Angelis denuncia il fatto che sulle sponde del fiume «da 20 anni non si fa più manutenzione».
Roma è dunque lo specchio di un’Italia insicura, in cui troppo poco si fa per prevenire e troppo spesso si piange sul “latte versato”: il direttore generale di Legambiente, Stefano Ciafani, nel corso della presentazione del rapporto ha sottolineato «la forte discrepanza che ancora esiste tra le evidenze, la conoscenza, i danni, le tragiche conseguenze del rischio idrogeologico nel nostro Paese e la mancanza di un’azione diffusa, concreta ed efficace di prevenzione».