Il caso è di qualche giorno fa – alcuni Comuni hanno sbagliato a calcolare la TARI, la tassa sui rifiuti, (di fatto) gonfiandola – e adesso i contribuenti potranno chiedere il rimborso. Chi ne ha diritto, però? A spiegarlo è il ministero dell’Economia in una circolare, che precisa: «La parte variabile si calcola una sola volta», anche quando l’appartamento comprende box, cantine e solai. Pur ricordando il termine di cinque anni per la prescrizione, il Mef esclude la possibilità di chiedere rimborsi anche per il 2013, quando era in vigore la TARES, le cui regole sono state ereditate dalla TARI. Ovviamente non possono presentare richiesta di rimborso neanche i contribuenti dei Comuni (circa 300) che hanno applicato la TARI calcolata correttamente. Inoltre non è possibile chiedere il rimborso relativamente alla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU) regolata da norme diverse da quelle della TARI. Chi ha diritto al rimborso deve presentarne la richiesta entro il termine di cinque anni dal giorno del versamento. Il Mefsottolinea che l’istanza «non richiede particolari formalità», ma deve contenere tutti i dati necessari a identificare il contribuente, l’importo versato e quello di cui si chiede il rimborso nonché i dati identificativi della pertinenza che è stata computata erroneamente nel calcolo della TARI.