È un quadro composto da luci e ombre quello che emerge dall’ultima analisi della Svimez sull’economia del Mezzogiorno. Perché se da un lato è vero cheil Sud sta risalendo la china, è altrettanto vero che alcuni divari, non solo con il resto d’Italia, ma anche con l’Europa, rimangono ancora piuttostomarcati. Basti pensare al mercato del lavoro. Sebbene i posti creati siano aumentati, il tasso di occupazione rimane comunque del 35% inferiore alla media Ue.
Di fatto, comunque, il Mezzogiorno nel 2015 è riuscito a uscire dalla lunga recessione, consolidando la ripresa nel corso del 2016 e gettando le basi per quest’anno e per quello a seguire. Secondo la Svimez il Pil italiano crescerà infatti dell’1,5% nel 2017 (in linea con le previsioni di altri istituti e con il DEF), riportando un aumento dell’1,6% al Centro-Nord e un +1,3% al Sud. Per il 2018 si prevede, invece, un lieve rallentamento al +1,4%, riflettendo il +1,4% del Centro-Nord e il +1,2% del Mezzogiorno. A trainare l’incremento del Pil stimato per il biennio in corso saranno sia la domanda interna (prevista crescere, al Sud, dell’1,5% nel 2017 e del l’1,4% nel 2018 contro il +1,6% e il +1,3% del Centro-Nord) che le esportazioni (la Svimez stima un aumento significativo soprattutto nel 2018: +5,4% nel Mezzogiorno contro il +4,3% del Centro-Nord). Anche gli investimenti, nel corso del 2018, dovrebbero crescere maggiormente al Sud: +3,1% a fronte del 2,7% del resto del Paese.