di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Le nuove indicazioni della Bce sui crediti deteriorati e gli accantonamenti prudenziali, pubblicate il 4 ottobre, rischiano di innescare una nuova e gravissima fase recessiva che avrà, inevitabilmente, il suo epicentro tra i lavoratori e le loro famiglie, nelle piccole imprese e nelle nostre eccellenze.
Il Governo intervenga immediatamente per fermare l’ennesima follia studiata dalla tecno-burocrazia di Bruxelle.
Le integrazioni alle linee guida del Meccanismo di Vigilanza Unico Europeo, che impongono nuove strette al sistema del credito, sono sbagliate nel metodo e nel merito, incoerenti con gli stessi indirizzi emersi nell’Ecofin del 17 giugno scorso, e che avranno come ricaduta immediata un’ulteriore stretta al credito delle famiglie e delle imprese, con effetti devastanti sulla nostra fragilissima ripresa e sull’occupazione.
Lo scenario che abbiamo davanti, se i nuovi indirizzi dovessero diventare operativi, è quello di una violenta crisi finanziaria delle Banche, una riduzione degli investimenti da parte delle imprese e una forte contrazione dei consumi. Questo significherebbe: altre imprese costrette ad abbassare le saracinesche, nuovi licenziamenti e le nostre eccellenze esposte all’aggressione degli investitori esteri.
Semmai ce ne fosse bisogno, è l’ennesima circostanza che ci porta a dire che quest’Europa non ci piace e rappresenta un ostacolo all’uscita dalla crisi.
Gentiloni e Padoan intervengano immediatamente per fermare questa follia. Dopo tanti annunci sul rinnovato peso dell’Italia, dimostrino con i fatti, e non solo a parole, che il nostro Paese conta qualcosa sugli indirizzi economici. Siamo sindacalisti e difendiamo i lavoratori, ma di fronte alle nuove norme pubblicate, evidentemente sbagliate e pro-cicliche, chiediamo che gli autori del documento siano immediatamente licenziati, in coerenza con gli indirizzi sulla produttività così cari ai vari organismi europei.