Entro giugno 2018 Ericsson ha annunciato altri 600 esuberi, che si aggiungono ai 300 ieri erano in sciopero e in presidio davanti al Mise e al ministero del Lavoro. Il segnale è negativo per l’intero paese, perché fa presagire un progressivo disimpegno della multinazionale nei confronti del paese. Proprio adesso che c’era la ripresa.
I due dicasteri hanno assunto degli impegni di fronte ai sindacati, tutti al fianco dei lavoratori: in particolare da quello del Lavoro tenterà un incontro informale con l’azienda per valutare se esistono strade alternative ai licenziamenti, trasmetterà alle aziende Zte e Open Fibre di Enel un invito affinché, in caso di nuove assunzioni, sia preso in considerazione il bacino dei licenziati Ericsson, coinvolgendo anche l’Anpal per supportare i lavoratori a rischio nei grandi centri distrettuali dell’azienda.
Slc Cgil – Fistel Cisl – Uilcom Uil sostengono che trattandosi di esuberi strutturali, “rende difficile sperare di evitare soluzioni traumatiche”, mentre per Le Pera dell’Ugl Telecomunicazioni “lfinché i principi del libero mercato prevarranno sulle necessità di salvaguardia e di tenuta del tessuto sociale, lo Stato potrà fare ben poco se non fungere da semplice amministratore subordinato alle volontà e alle dinamiche mercatiste”.