di Caterina Mangia

La disoccupazione scende, ma sempre dello “zero virgola”, mentre continua l’ascesa dell’occupazione, ma quella “a termine”, ovvero precaria.
A fotografare questa situazione è l’Istat, secondo cui il tasso di disoccupazione è in calo di 0,2 punti percentuali ad agosto 2017 rispetto al mese precedente, e di 0,4 punti percentuali rispetto allo stesso mese del 2016, attestandosi all’11,2 per cento.
Per quanto riguarda il numero di occupati, ad agosto l’Istituto di statistica registra un aumento  di 36mila persone rispetto a luglio, e di 375mila rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, con un tasso al 58,2 per cento, in crescita dello 0,1 sul mese e dell’1 per cento sull’anno.
Nonostante i toni ottimisti con cui il governo ha commentato i dati – il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, ha parlato di “cammino positivo”, mentre il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha argomentato su Twitter che “Il Jobs Act funziona” –, in realtà l’aumento occupazionale è interamente dovuto alla componente femminile e ai lavoratori a termine, ovvero all’occupazione “precaria”.
Alle parole dell’ex premier risponde su Twitter Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera: “perché Matteo Renzi in sue dichiarazioni omette di dichiarare che presunti nuovi posti lavoro sono 97 per cento precari o magari solo di poche ore?”.
“Grazie a governo Matteo Renzi in Italia – ha aggiunto Brunetta sul social – abbiamo un esercito di poveri, di disoccupati e di precari. E lui a fare elogio Jobs Act…”.
E ancora: “Con posti lavoro precari e da poche ore creati da Jobs act di Matteo Renzi vediamo quanti cittadini possono avere il mutuo…”. “Dati occupazione: questo mese aumentano discretamente solo quelli a termine. Permanenti addirittura diminuiscono.
Classi età di mezzo penalizzate”, conclude Brunetta.
Tornando ai dati, per quanto riguarda l’occupazione femminile, il tasso ad agosto sale del 48,9 per cento: è dunque in aumento dall’inizio delle serie storiche mensili e trimestrali, restando però sempre inferiore al 50 per cento e molto più giù rispetto a quella maschile che, con il 67,5 per cento, stacca di 17 punti il lavoro delle donne.
Anche il tasso di disoccupazione giovanile, dei 15-24enni, scende ma solo dello “zero virgola”: l’Istat rileva un calo di 0,2 punti percentuali  ad agosto rispetto al mese precedente.
Insomma, siamo ben lungi dall’essere quell’Italia che, come recita l’articolo 1 della  Costituzione, dovrebbe essere una “Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.