di Caterina Mangia

Buone notizie per gli italiani: gli anziani nel nostro Paese vivono più a lungo rispetto ai coetanei europei e, fino ai 74 anni, si ammalano meno. Ma ecco subito la cattiva notizia: dopo i 75 anni, le condizioni di salute peggiorano rispetto alla media europea.
A descrivere questo quadro è l’Istat, che nel suo report “Anziani: le condizioni di salute in Italia e nell’Unione Europea” osserva che la speranza di vita per gli uomini nel 2015 è di 18,9 anni, mentre più ‘fortunate’ sono le donne, con 22,2 anni: entrambi i generi hanno un’aspettativa di vita più alta di un anno rispetto ai corrispettivi europei. Dal report emerge inoltre che – fino ai 74 anni – gli italiani vivono meglio, e ammalandosi di meno, rispetto ai concittadini del Vecchio Continente. I ‘dolori’ iniziano dopo i 75 anni, periodo oltre il quale gli italiani se la cavano peggio: circa un anziano su due soffre di una o più patologia grave cronica, e tra gli ultraottantenni la situazione peggiora con il 59 e il 64 per cento.
L’Istat segnala anche che, per quanto concerne la qualità della vita, ovvero la possibilità di trascorrerla in buona salute e senza limitazioni, “l’Italia è ai livelli più bassi, sia rispetto alla media dei paesi europei (Ue 28), sia rispetto agli altri grandi paesi europei, soprattutto per le donne” . Nel 2015, infatti, un uomo di 65 anni può avere l’aspettativa di vivere in buona salute per 13,7 anni, mentre un coetaneo del Regno Unito 16,1; la media europea è di 14,4 anni. Focalizzando l’attenzione sulle donne, l’Istat registra che una sessantacinquenne italiana può sperare di trascorrere 14,3 anni in salute, mentre una corrispettiva francese 19,3 e le europee, mediamente, 15, 8.
Il 37,7 per cento degli anziani intervistati, inoltre, ha riferito di aver provato dolore fisico, da moderato a molto forte, nelle quattro settimane precedenti l’intervista: il valore, simile a quello registrato in Spagna, è inferiore rispetto a quello della media Ue.
Dall’Istituto di statistica anche un dato curioso, riguardante il fatto che la laurea allungherebbe la nostra permanenza sul pianeta: un anziano laureato ha un’aspettativa di vita di circa 20 anni, chi ha la licenza elementare soltanto 17,8. La differenza è meno rilevante tra le donne, la cui speranza è rispettivamente di 22,9 e 2,6 anni.
Ad avere influsso sullo stato di salute sono anche altri fattori ambientali e comportamentali, che secondo Istat “possono condizionare in maniera specifica l’insorgenza e l’evoluzione di alcune malattie per in modo differente per i due sessi”, oltre che, come ovvio, le disuguaglianze socio-economiche.
Dal report Istat, infine, la conferma di un trend di cui gli italiani hanno ormai preso coscienza: l’effetto incrociato della riduzione della fecondità e dei progressi nella sopravvivenza hanno reso il nostro uno dei Paesi con la popolazione più anziana nel mondo.