di Claudia Tarantino

Sembra strano, ma anche nella efficiente Germania un ‘incidente costruttivo’ che ha causato l’abbassamento dei binari a Rastatt, nella valle del Reno, è sufficiente a bloccare per oltre sette settimane una linea ferroviaria di fondamentale importanza per il traffico nord-sud e per i collegamenti tra Germania, Svizzera e Italia.
La notizia ci interesserebbe ben poco se non fosse che l’interruzione si trova proprio lungo il corridoio Reno-Alpi e blocca, dunque, il traffico merci e le esportazioni dall’Italia verso il Nord Europa.
A lanciare per prima l’allarme è stata l’Anita, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di autotrasporto merci e logistica, secondo cui l’interruzione della linea ferroviaria a Rastatt “metterà in serie difficoltà tutto il settore produttivo italiano e soprattutto le aziende che effettuano trasporti intermodali”.
Ma ricostruiamo con ordine l’accaduto.
Lo scorso 12 agosto, durante i lavori per costruire una nuova galleria e ripristinare la linea ferroviaria sovrastante, i binari hanno ceduto, assieme al terreno, in entrambe le direzioni.
Visto il periodo vacanziero, i disagi non sono stati subito evidenti, se non fosse per i viaggiatori che partivano o rientravano dalle ferie, per i quali tuttavia sono stati predisposti dei bus sostitutivi. Il trasporto merci, invece, che nel mese di agosto è comunque ridotto, è stato dirottato su modalità stradale o attraverso il Brennero.
Le prime stime di interruzione di servizio parlavano di due settimane e la riapertura, quindi, in un primo momento era prevista per il 26 agosto. Se così fosse stato, non ci sarebbero stati grandi problemi.
Invece, – come spesso accade in Italia più che altrove – i lavori si sono dilungati e la riapertura dell’asse che collega il sud dell’Europa con i porti dell’Olanda è slittata prima al 7 ottobre e poi, addirittura, a novembre, con conseguenze drammatiche per l’export italiano e non solo.
Secondo Thomas Baumgartner, presidente di Anita, con la riapertura delle fabbriche e il conseguente aumento delle merci in viaggio, si avranno le prime conseguenze: “Catene di montaggio ferme per la mancanza del materiale necessario, ritardi nelle consegne e aumento dei noli con danni alle esportazioni italiane”.
Al momento non sembrano esserci soluzioni tecniche percorribili per bypassare l’interruzione e, di fatto, l’intero corridoio di collegamento tra Italia e Paesi del Nord Europa è interrotto.
Per Baumgartner “il trasporto stradale, da solo, non sarà in grado di assorbire questo aumento di traffico quantificabile in circa 20mila Tir la settimana”.
L’associazione Anita ha chiesto l’intervento immediato del Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Graziano Delrio, e l’istituzione di un tavolo di crisi – che si terrà il prossimo 6 settembre – per fronteggiare l’emergenza.
La riduzione del traffico intermodale ferroviario di circa il 70% solo in quest’ultima settimana, infatti, secondo l’Anita “avrà effetti devastanti per il nostro Paese, che risulta essere il più danneggiato da questa interruzione”.
“Tali numeri, – si legge in una nota – riscontrati quando ancora la produzione industriale e gli scambi commerciali non sono a pieno regime, forniscono l’esatta entità di un problema che rischia di impattare sull’intero Paese, vanificando i recenti segnali positivi di ripresa dell’economia nazionale e del comparto manifatturiero in particolare”.