di Annarita D’Agostino

Arriva l’ok finale al decreto legislativo che introduce il Reddito di inclusione (Rei). In una riunione lampo, durata appena 16 minuti, il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva la misura, che dal prossimo primo gennaio sostituirà il Sostegno all’inclusione attiva (Sia) e l’Asdi, l’Assegno di disoccupazione. Commentando l’approvazione del provvedimento su Twitter, il premier, Paolo Gentiloni, ha scritto: “Un aiuto a famiglie più deboli, un impegno di Governo Parlamento e Alleanza contro #povertà”.
Il Rei avrà un importo variabile dai 190 ai 485 euro in base al numero dei componenti del nucleo familiare e alla situazione socio-economica, per una durata massima di 18 mesi. In particolare, dal prossimo primo gennaio potranno accedere all’assegno le famiglie con un Isee non superiore ai 6mila euro, un valore del patrimonio immobiliare diverso dalla prima casa non superiore ai 20 mila euro e un patrimonio mobiliare massimo tra i 6mila e i 10mila euro a seconda del numero dei componenti del nucleo. Almeno nella fase iniziale avranno la priorità le famiglie con figli minorenni o disabili, donne in stato di gravidanza e disoccupati over 55. I beneficiari dovranno partecipare a un progetto di reinserimento sociale e lavorativo per continuare ad usufruire dell’assegno.
Destinato ad una platea di 400mila famiglie, per un totale di 1,8 milioni di persone, il Rei dovrebbe essere esteso, secondo quanto dichiarato dal governo, a circa 660 mila famiglie, di cui 560 mila con figli minori. Le risorse messe a disposizione per la misura sono pari a 1,7 miliardi di euro e l’obiettivo è di arrivare ad almeno 2 miliardi l’anno. Ma considerando che, nel 2016, le persone in povertà assoluta in Italia erano ancora 4 milioni e 742mila, appartenenti a 1 milione e 619mila famiglie residenti, il Rei è un ‘aiuto’ ancora troppo piccolo per poter davvero contrastare l’impoverimento del Paese.