Una crescita da 105,6 a 107 punti, al livello più alto a partire da dieci anni fa, prima della crisi, a giugno 2007 (quando era 109,6): così la fiducia delle imprese diffusa oggi dall’Istat ha raggiunto il “top” degli ultimi dieci anni.

Se provassimo a ricordare, anche solo per un istante, com’era il mondo dieci anni fa apparirebbero in un attimo le differenze abissali rispetto ad allora e a quell’anno in particolare, dopo il quale scoppiò la famosa bolla speculativa dei mutui subprime che ha devastato l’economia reale d’Europa. La situazione dal 2008 in poi è andata peggiorando, cancellate imprese e posti di lavoro; non caso oggi siamo a 107 punti – sicuramente un bel balzo dal 105,6 – mentre allora eravamo a 109,6.

Tuttavia, sempre da oggi ad allora anche l’indice della fiducia dei consumatori è in aumento da 106,9 a 110,8 punti. I giudizi e le aspettative circa la situazione economica del Paese sono in miglioramento e tornano a diminuire le aspettative sulla disoccupazione. Tutto ciò nonostante un terremoto che ha colpito quattro regioni dell’Italia centrale, un tasso di disoccupazione ancora a livelli da record, senza dimenticare la precarietà dilagante, e un mercato interno in stallo.

Guardando ai settori industriali, nel manifatturiero crescono le attese sulla produzione nonostante un lieve peggioramento dei giudizi sul livello degli ordini e di una diminuzione del saldo relativo ai giudizi sulle scorte di magazzino. Nei servizi, migliorano sia le aspettative sugli ordini sia i giudizi sull’andamento degli affari, mentre i giudizi sugli ordini registrano un lieve peggioramento. Nelle costruzioni purtroppo, sia i giudizi sugli ordini sia le aspettative sull’occupazione presso le imprese sono in peggioramento. Settore, quest’ultimo, notoriamente trainante per l’economia.

Con questi dati, il governo ovviamente si attribuisce il merito del risultato che, neanche a dirlo, va attribuito alle sue riforme.

Balzo della fiducia per consumatori e imprese

Balzo della fiducia per consumatori e imprese