La sede dell'Aran a Roma in via del Corso

La sede dell’Aran a Roma in via del Corso

Incontro all’Aran, l’agenzia che rappresenta le pubbliche amministrazioni nella contrattazione collettiva nazionale di lavoro, con i sindacati per il rinnovo dei contratti della P.A..
Emerge un problema: impedire che l’incremento medio previsto, pari a 85 euro mensili, non intacchi il bonus per le platee che si trovano tra i 23 e i 26 mila euro di reddito annuo. In questi termini almeno lo ha riassunto il presidente dell’Aran, Sergio Gasparrini, al termine del tavolo.
Il rischio per le fasce in questione è di superare la soglia che dà diritto agli 80 euro, a causa, paradossalmente, di un rinnovo contrattuale che il pubblico impiego attende da 8 anni. Secondo i calcoli dell’Aran sarebbero necessari 125,3 milioni per garantire il salvataggio del bonus di 80 euro ai circa 363 mila dipendenti pubblici che potrebbero vederselo intaccato a causa degli incrementi contrattuali (85 euro). Per annullare l’effetto di riduzione del bonus collegato ai rinnovi, occorrerebbero in media 3,70 euro mensili a testa.
Per l’Ugl “in una trattativa contrattuale piena di brutti scherzi, i lavoratori rischiano dunque l’ennesima beffa. Come avevamo già detto fin dall’inizio, le risorse per il mantenimento del bonus andavano previste prima”. Mentre secondo la Cgil la questione sarebbe fuori dalla trattativa, perché l’obiettivo dell’aumento degli 85 euro mensili si raggiunge solo escludendo il welfare, quindi il bonus degli 80 euro, dal tavolo. Anche per la Uil “gli 85 euro mensili rappresentano solo il rinnovo contrattuale e niente altro”. Più tecnica la Cisl, secondo la quale l’esigenza di sterilizzare l’impatto degli aumenti sulla fruizione del bonus di 80 euro per i lavoratori del Pubblico Impiego può essere assicurata “con risorse aggiuntive stanziate nella legge di bilancio”.
I casi sono due: o il governo sta disseminando di tranelli la trattativa o i sindacati presenti al tavolo non sono totalmente consapevoli sulle reali intenzioni del governo.