In Italia le imprese hanno vita breve: lo rileva l’Istat nel report sulla demografia d’impresa. I dati segnalano infatti che, a fine 2015, le imprese nate sono 279.132, con un tasso di natalità del 7,3%, ma sono 339.955 le imprese cessate, con un tasso di mortalità in risalita all’8,9%. “Per il sesto anno consecutivo – scrive l’Istat – i processi di natalità e mortalità delle imprese hanno determinato un tasso netto di turnover negativo (-1,6%)”.

La debole resistenza delle imprese incide ovviamente sull’occupazione: “A cinque anni dalla nascita, le imprese nate nel 2010 occupano circa 317mila addetti, contro i 374mila che avevano nell’anno di nascita. Ciò determina un calo di occupazione del 15,3%” scrive l’Istat. Ad eccezione dell’Industria, tutti i settori registrano cali occupazionali “che vanno dal 12,2% del  Commercio, al 15,9% degli Altri servizi fino a oltre il 37% delle Costruzioni”.

Mentre nuove imprese nascono in tutti i settori, i tassi di mortalità hanno dinamiche differenti: stabili nelle Costruzioni, contenuti nell’Industria, intensi negli Altri Servizi, negativi nel Commercio. Per l’Industria un fattore determinante è la tecnologia: “Nel 2015 i settori a bassa tecnologia (LOT) presentano tassi di natalità e mortalità al di sopra della media del comparto (rispettivamente 5,5 e 6,9%); viceversa con il 3,3% di natalità e il  4,5% di mortalità quelli ad alta tecnologia si attestano al di sotto della media. Situazione opposta nei Servizi: i settori ad alto contenuto di conoscenza (HITS) registrano tassi di natalità pari al 10,2%”. Contro ogni previsione, a livello geografico in vetta alla classifica per il tasso di natalità più alto c’è il Sud.