di Claudia Tarantino

Trecentomila nuovi posti di lavoro ‘blindati’ da una clausola, quella anti-licenziamento.

E’ questa la nuova promessa del Governo che, attraverso le dichiarazioni del ministro Poletti al Meeting di Rimini, fa sapere di essere al lavoro sul ‘bonus giovani’ che prevederà decontribuzioni per le aziende che assumeranno giovani, ma anche una norma per tutelare i nuovi contratti.

Anche se “non è ancora deciso”, – come spiega lo stesso ministro al Welfare, – sembra tuttavia, che il pacchetto di agevolazioni alle assunzioni varrà solo per chi ha meno di 29 anni. Sarà esclusa, quindi, una larga fetta della popolazione che, pur appartenendo alla ‘categoria’ dei giovani – non solo sotto l’aspetto anagrafico, – per il Governo non lo è più.

Come sottolineato dal segretario generale dell’Ugl durante la trasmissione di La7 Coffee Break, “non bastano gli sgravi limitati agli under 29, dobbiamo pensare ad un’intera generazione, quella degli italiani fra i 30 e i 40 anni, entrati nel mondo del lavoro nel pieno della crisi finanziaria e ora precari senza risorse per una famiglia, per una casa, per un futuro solido”.

Il ministro del Lavoro sostiene che il limite dei 29 anni resta ancora da definire perché “per evitare discriminazioni a livello di età” c’è “una regolamentazione europea da rispettare”. In realtà, invece, sembra piuttosto che si tratti ancora una volta di una decisione che dipende esclusivamente dalle risorse disponibili e non da un quadro ben definito di riforme per favorire seriamente e stabilmente l’occupazione giovanile.

Altro tasto dolente è quello delle pensioni. Poletti sostiene che l’Esecutivo sta studiando l’ipotesi di introduzione della ‘pensione di garanzia’ per “tutelare i giovani che oggi hanno carriere che iniziano tardi, che si interrompono”. Per quanto riguarda l’età pensionabile, invece, ha ‘sviato’ la domanda su un possibile stop all’innalzamento automatico affermando che è un “tema che va affrontato nel momento in l’Istat ci avrà dato i termini effettivi di questa situazione”.

“Nessuno ha chiesto di abolire il collegamento e la connessione – ha chiarito. – C’è una richiesta di discussione sui criteri, tempi, le modalità”.

Insomma, anche in questo caso non sembra esserci nemmeno l’ombra di una riforma equilibrata, “che venga incontro alle esigenze dei lavoratori di ogni età” – come chiesto dall’Ugl. Anzi, se questi sono i presupposti, si prospetta all’orizzonte solo una nuova fase di penalizzazioni.

Per quanto riguarda il settore delle politiche attive, infine, arriva un’altra doccia gelata dallo stesso presidente Anpal, Maurizio Del Conte, che conferma come “l’assegno di ricollocazione rischia il flop: al momento sono meno di 3.000 le persone disoccupate in  Naspi da almeno 4 mesi che hanno fatto domanda per avere l’assegno, circa il 10% di quelle rientranti nella sperimentazione per l’assegno (tra 250 e 5.000 euro). Il 90% di  coloro che ha ricevuto la lettera ha invece deciso di non attivarsi”.

E’ vero che al momento si sta procedendo ad una ‘sperimentazione’ in vitro del sistema dell’assegno di ricollocazione, provando a ricreare in scala ridotta quello che potrebbe essere il meccanismo nel suo complesso. Ma, la sperimentazione su 28mila persone partita a marzo ha già dimostrato che il tiraggio della richiesta è molto basso, nonostante si continui a proporre il progetto Almaviva (dove l’assegno è stato offerto a tutti i lavoratori licenziati) come modello da utilizzare su specifiche crisi.

Anche per quanto riguarda il progetto dell’alternanza scuola-lavoro i risultati sono ancora sporadici e a macchia di leopardo e, quindi, non sembra far parte di un piano d’insieme che coinvolga tutte le strutture scolastiche e tutti gli operatori.

Poletti sostiene che “l’obiettivo più importante per il nostro Paese” è “un passo importante sull’occupazione giovanile”, ma bastano già le premesse a frenare speranze e fiducia.