di Annarita D’Agostino

Fra le tante cattive notizie legate agli eventi sismici di queste ore, ce n’è una positiva che merita di essere diffusa: secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, ad un anno dagli eventi sismici che hanno devastato il Centro Italia un italiano su 3 che ha visitato le zone terremotate (il 36% della popolazione) ha acquistato prodotti tipici. “Portare in tavola i prodotti alimentari salvati dalle macerie è stata – sottolinea la Coldiretti – la più partecipata forma di solidarietà espressa nei confronti delle popolazioni terremotate”.
Non solo l’amatriciana, “divenuta il piatto simbolo del terremoto”, ma anche la zuppa con le lenticchie di Castelluccio di Norcia e quella con la roveja (varietà di pisello), ma anche la patata di Colfiorito, la Mortadella di Campotosto, il prosciutto di Norcia, il pecorino Amatriciano e quello dei Sibillini, lo zafferano, il tartufo o il ciauscolo hanno allietato le tavole degli italiani per portare sollievo ai connazionali colpiti dalla calamità. L’economia dei territori interessati dal sisma è infatti prevalentemente agricola “con una significativa presenza di allevamenti che occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento” ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, sottolineando come sia necessario che “la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo”. Agricoltori e allevatori hanno inoltre dovuto fare i conti con la siccità, che hanno colpito le coltivazioni e gli allevamenti salvati dal sisma: la produzione della lenticchia e quella di latte sono diminuite di un ulteriore 20% per il caldo.