di Annarita D’Agostino

“Non abbiamo superato la crisi perché si supera quando si recuperano tutti i punti di Pil e posti di lavoro persi del pre-crisi”: è il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, a fare i conti con la realtà dal palco del Meeting di Cl. E ammette: “Proprio una retorica eccessivamente ottimistica rischia di creare pessimismo” nel dibattito.
Per Calenda, nonostante “le esportazioni siano cresciute dell’8% quest’anno” vanno “recuperati 6 punti di Pil e si devono recuperare 300/400mila posti di lavoro”; “finché non li recuperiamo dobbiamo sentirci in uno stato di continua emergenza”. “Il rischio è di abbassare la guardia – ha aggiunto – e di iniziare a parlare di mance elettorali, tra cui il reddito di cittadinanza”.

Alitalia: no ad altri interventi pubblici
Da Rimini il ministro ha fatto il punto anche sulle vertenze più calde, a partire da Alitalia: le offerte arrivate sono varie, “alcune includono la gran parte del perimetro, alcune un perimetro più ristretto” e sono al vaglio dei commissari, ma per il ministro “la priorità in questo caso è non far tirare fuori più soldi ai cittadini” e per questo il governo sta facendo di tutto per evitare altri interventi pubblici.

Il Comitato golden power al lavoro sul caso Tim-Vivendi
Calenda torna anche sul caso Tim-Vivendi. Il ministero dello Sviluppo economico ha avviato un’istruttoria sulla possibile attivazione della golden power per Tim-Telecom, norma che attribuisce allo Stato poteri speciali di intervento nei processi sugli assetti societari delle imprese operanti in settori strategici e d’interesse nazionale.
L’istruttoria colpisce gli interessi della francese Vivendi che di fatto controlla Tim ed ha una posizione di influenza notevole anche in Mediaset. Non è sfuggito il fatto che l’istruttoria sia stata avviata dopo la nazionalizzazione ‘tecnica’ dei cantieri Stx France per impedirne l’acquisizione da parte di Fincantieri, anche se il ministero dello Sviluppo economico ha dichiarato che non si tratta di una ritorsione. Il Comitato golden power “sta facendo tutte le verifiche” ha detto oggi Calenda, ribadendo: “Noi vogliamo solamente che siano rispettate le regole e da questo punto di vista noi riteniamo che Telecom avrebbe dovuto notificare il suo controllo e coordinamento, quindi era mio dovere segnalare questa cosa al Comitato competente”.

No comment sugli interessi cinesi per Fca
Per quanto riguarda le indiscrezioni su un possibile interesse dei cinesi di Great Wall per Fca, il ministro taglia corto: “Mi pare che” Fca “abbia ha già risposto”, quindi “non c’è null’altro da aggiungere”.

Sì agli investimenti stranieri, no alle disuguaglianze
Sul tema degli investimenti di aziende extracomunitarie nel nostro Paese, il governo italiano ha chiesto alla Commissione Ue interventi per evitare “investimenti di natura predatoria” non solo cinesi, ma “l’Italia è pronta con una norma primaria appena avremo il quadro di compatibilità europea: siamo pronti a portarla in Parlamento”. Si tratta della cosiddetta norma ‘anti-scorrerie’, da tempo in agenda ma ancora solo su carta.
Il ministro precisa però che gli investimenti stranieri sono importanti per l’Italia, che “non deve chiudere le frontiere” e anzi deve essere capace di “farli venire”. Ma “essere favorevoli al libero mercato non ha niente a che vedere con il subire le disuguaglianze”.

Il cavallo di battaglia: Industria 4.0
Il ministro Calenda non perde l’occasione per rilanciare uno dei cavalli di battaglia del governo: Industria 4.0. Gli incentivi “funzionano”, quindi il governo sta studiando la possibilità di “rafforzarli”.
“Quello che è certo – aggiunge – è che stanno dimostrando che funzionano, che le imprese li usano soprattutto perché sono facili e l’impresa ha la facoltà di definire su quale tecnologia puntare. Riteniamo che questo sia con il ministro Padoan e il premier Gentiloni un percorso da rafforzare ulteriormente. Vedremo quali saranno i numeri”. Ma i risvolti negativi, relativi alla perdita di posti di lavoro soppiantati da computer e robot, non possono essere tralasciati: Calenda dichiara che il governo è al lavoro per “istituire un credito di imposta potente sulla formazione” che possa “eliminare o attenuare gli effetti negativi” della rivoluzione digitale. Basterà?