di Annarita D’Agostino

Ouagadougou-Barcellona-Cambrils-Turku: è questo il nuovo itinerario del terrore disegnato dall’estremismo di matrice jihadista. Anche se è l’Europa a fare notizia, il terrorismo non fa differenze e colpisce senza pietà città famose e luoghi sconosciuti, mete turistiche e capitali della povertà, centri di tendenza e periferie dimenticate.
A Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, il 13 agosto un gruppo di uomini armati ha attaccato un ristorante frequentato da stranieri, provocando 20 vittime e diversi feriti.
In Spagna, le autorità puntano a chiudere nelle prossime ore le procedure di identificazione delle 14 vittime del doppio attentato di giovedì scorso a Barcellona e Cambrils, fra le quali i connazionali Bruno Gulotta, Luca Russo e Carmen Lopardo, e il piccolo Julian, il bimbo australiano che in un primo momento era stato dato per ritrovato; resta da chiarire anche il caso della possibile quindicesima vittima: un uomo accoltellato in un’auto che aveva forzato un posto di blocco nella capitale catalana. Sono più di 100 i feriti, ma la strage sarebbe stata ben più vasta se non fosse esplosa la villetta di Alcanar, il paese della Catalogna dove i terroristi, secondo le autorità spagnole, stavano preparando “uno o più attentati esplosivi a Barcellona” e avevano accumulato oltre 120 bombole di gas.
Due morti e otto feriti, fra i quali l’italiana Luisa Biancucci, è invece il bilancio dell’attentato in Finlandia, a Turku, dove un uomo ha accoltellato i passanti prima di essere fermato dalla polizia con un colpo di pistola a una gamba.
I terroristi autori delle stragi, nella gran parte giovani residenti nel Vecchio Continente, sono stati uccisi o arrestati, mentre è ancora ricercato in tutta Europa l’autista dell’auto che ha investito le persone sulla Rambla di Barcellona: le prime immagini della fuga di Younes Abouyaaquoub sono state diffuse oggi dai media spagnoli. Ed è sempre un quotidiano locale, El Periodico, a rivelare che il nome dell’imam ritenuto a capo della cellula terroristica spagnola, Abdelbaki Es Satty, era spuntato in un’inchiesta successiva agli attacchi in Spagna del marzo 2004.
Intervenendo al meeting Cl di Rimini, il premier italiano, Paolo Gentiloni, ha evidenziato come nessuno, “neanche l’Italia”, possa sentirsi al riparo dalla minaccia jihadista, ma in merito all’avvertimento via web contro il nostro Paese, dichiarato “prossimo obiettivo” dell’Isis, ha dichiarato: “Io non credo alla propaganda di alcuni siti islamici”. “La minaccia continua e riguarda tutti”, ha sottolineato, ma “i terroristi non ci costringeranno a rinunciare alla nostra libertà”. Quella libertà che hanno rivendicato le oltre mille e duecento persone che hanno partecipato alla messa solenne per la pace e contro il terrore che si è tenuta alla Sagrada Familia di Barcellona, primo obiettivo, secondo la stampa, dei terroristi islamici della Rambla.
Intanto, sono state rafforzate le misure di sicurezza e non si esclude l’ipotesi di collocare barriere protettive nei siti più a rischio. Inoltre, l’Amministrazione penitenziaria ha diramato una nuova allerta contro la radicalizzazione nelle carceri.