di Fiovo Bitti

Nella storia dell’Italia siamo in presenza di un unicum, quanto meno dei provvedimenti sui quali vi è l’incipit del governo: trenta mesi per approvare il disegno di legge sulla concorrenza, ricorrendo, peraltro, alla fiducia dopo quattro passaggi parlamentari, un lungo iter che non è servito a limare i contrasti e le divergenze di vedute. Comunque sia, al netto delle polemiche, i cittadini dovranno fare i conti con una serie di misure che spaziano dai settori più diversi, ad iniziare dalla salute, dove si introdurrà il modello anglosassone delle società di capitali nella proprietà delle farmacie. Ciò, combinato con la rimozione del limite delle quattro licenze intestate alla singola persona, potrà avere effetti sulla diffusione territoriale delle stesse farmacie; il rischio, denunciato dal sindacato confederale, è quello che l’attenzione degli investitori si possa concentrare sui grandi centri urbani, a scapito delle piccole località che potrebbero perdere il loro presidio. Slitta, invece, al luglio del 2019 la fine del regime di maggior tutela nel mercato elettrico; anche in questo caso si tratta di una misura che potrebbe avere ripercussioni negative sulle famiglie. Il governo si è dato tempo un anno per intervenire sugli autoservizi pubblici non di linea, mentre trova applicazione la norma che permette alle strutture alberghiere di praticare prezzi più vantaggiosi rispetto a quelli pubblicizzati sulle piattaforme digitali. Sempre con riferimento ad internet, si stringono le maglie sulla pubblicità occulta e dovrebbe diventare più semplice il cambio di gestore, compreso quello della telefonia. Ritorna, infine, il tacito rinnovo nelle assicurazioni, ma non per la Rc auto.