di Claudia Tarantino

Risultati economici in salita per la Cassa Depositi e Prestiti, il cui utile netto nei primi sei mesi dell’anno balza a 2,5 miliardi di euro, rispetto a 0,6 miliardi del corrispondente periodo del 2016.

Nella relazione presentata dall’ad Fabio Gallia e approvata ieri dal cda, presieduto dal presidente Claudio Costamagna, si elencano gli esiti delle attività svolte dalla società per azioni controllata per circa l’83% dal Ministero dell’Economia e per il restante 17% da diverse fondazioni bancarie, che rappresenta “il principale riferimento finanziario nel sistema economico italiano per gli enti pubblici, le imprese e le famiglie”.

Nel resoconto si parla di “un utile netto pari a 2,5 miliardi di euro (era 0,6 miliardi nel primo semestre 2016)” e di “un totale dell’attivo pari a 415 miliardi, in aumento di 4,3 miliardi (+1% rispetto al 31 dicembre 2016)”. Il patrimonio netto totale consolidato si attesta a 34,6 miliardi. Il margine d’intermediazione sale di 1,5 miliardi rispetto al primo semestre 2016 “grazie al significativo aumento degli utili da partecipazioni: +1,3 miliardi di euro rispetto al primo semestre 2016”.

Senz’altro cifre da capogiro, ma i dati più indicativi sono quelli relativi alla risorse mobilitate dal gruppo in favore dell’economia del nostro Paese nel primo semestre dell’anno: oltre 13 miliardi di euro, “con un progresso del 5% rispetto al primo semestre del 2016, di cui oltre 9 miliardi dalla capogruppo, +34% annuo”. Inoltre, più di 11 miliardi sono stati destinati alla crescita e all’internazionalizzazione delle imprese italiane, “+1% rispetto al 1° semestre 2016”.

Ora, ci sono due diverse prospettive attraverso cui analizzare questi dati.

Da un lato, infatti, i risultati del primo semestre 2017 confermano il ruolo centrale e di promozione svolto da Cdp a sostegno dell’economia italiana. “Nel dettaglio, – come spiegato dallo stesso gruppo – le risorse sono state destinate per 6,4 miliardi di euro (49%) all’internazionalizzazione, per 4,8 miliardi di euro (37%) alle imprese, per 1,8 miliardi di euro (14%) al settore Government, Pubblica Amministrazione e Infrastrutture e per i restanti 0,1 miliardi di euro al Real Estate”.

Insomma, i settori chiave dell’economia nazionale hanno potuto beneficiare, in un periodo ancora piuttosto ‘critico’ per la crescita, del supporto finanziario della CDP e di alcuni suoi ‘strumenti’ in grado di garantire liquidità ad Enti locali, famiglie e imprese, come ad esempio il ‘Plafond Eventi Calamitosi e Sisma Centro Italia’ in favore delle popolazioni colpite dal terremoto; oppure il ‘FoF Venture Capital’ del Fondo Italiano d’Investimento dedicato alle startup; o, ancora, la ‘Piattaforma Juncker CDP Corporate’ a supporto dei piani d’investimento delle imprese italiane; o, infine, del ‘Fondo FIA2 Smart housing, Smart working, Education & Innovation’ destinato ai lavori di realizzazione del più importante polo dell’innovazione in Europa.

D’altro canto, però, come recita il sito ufficiale, la ‘mission’ della CDP è “sostenere il sistema economico per supplire ai limiti del mercato”, investendo nello sviluppo infrastrutturale del Paese, favorendo il processo di internazionalizzazione delle imprese e promuovendo progetti che possano portare degli utili.

Insomma, un’altra chiave di lettura che ci fa vedere i dati sopra citati sotto un’ottica molto differente. Sapere, infatti, che nei primi 18 mesi del Piano Industriale 2016-2020, che prevede l’investimento di 160 miliardi di euro per stimolare le principali aree di crescita del Paese, è stato già “mobilitato oltre il 25% delle risorse previste”, è un’ulteriore dimostrazione che l’uscita dalla crisi per il nostro Paese è ancora lontana e che le iniziative messe in atto finora dal Governo per favorire sviluppo, crescita e occupazione, sono inadeguate.