di C.T.

Si potrebbe cedere alla facile tentazione di dire “Paese che vai, sciopero che trovi”.
Questa volta, però, è un caso particolare perché è toccato, dopo oltre cinquant’anni dall’ultima volta, al personale della manutenzione, della ricezione e della sicurezza della Bank of England incrociare le braccia per aver ricevuto “un’offerta di aumento degli stipendi inferiore al tasso di inflazione”.
Infatti, a differenza di quanto accade nel nostro Paese, dove gli statali attendono da otto anni il rinnovo del contratto, oltre Manica la disputa sindacale va avanti ‘solo’ da qualche settimana, da quando cioè, per il secondo anno consecutivo, è stata fatta ai lavoratori un’offerta di salario al di sotto dell’inflazione, come del resto il governo conservatore di Theresa May ha scelto di fare in tutto il settore pubblico, scatenando una violenta polemica che ha diviso i suoi stessi ministri.
E così, dal primo agosto, la sede della banca centrale a Londra è diventata teatro del primo sciopero, dopo oltre cinquant’anni, caratterizzato da tre giorni di manifestazioni e proteste, anche piuttosto ‘colorite’ tenuto conto del noto ‘aplomb’ inglese.
I dipendenti della Banca, infatti, hanno indossato maschere che ritraggono il loro capo, mostrato cartelli con lo slogan “vogliamo una giusta paga” e intonato cori di protesta.
Come spesso accade anche in Italia, è arrivato anche il sostegno politico, in questo caso del ministro delle Finanze ombra dell’opposizione laburista, John McDonnell.
La trattativa è ancora aperta, ma qualcosa lascia intendere che non occorreranno otto anni per giungere ad un accordo.