Il conto relativo alla spesa pubblica in Italia è diminuito di oltre dieci miliardi di euro in sei anni, passando dai 169 miliardi del 2009 ai 158,8 miliardi del 2015. A fare il punto della situazione è la Ragioneria generale dello Stato nell’Annuario Statistico 2017. I numeri, relativi al 2015,però non soddisfano pienamente come ci si potrebbe aspettare.  Più che una scrematura accurata, tagliando soprattutto sprechi o capitoli di spesa superflui, è sconcertante osservare quali tra le varie voci hanno subito i tagli. A scapito di lavoratori, ma non tutti.

Innanzitutto, secondo il resoconto una sforbiciata consistente, infatti, è stata data agli stipendi della Pubblica Amministrazione in generale, scesi in media di 209 euro. Di fatto, lo stipendio medio dei dipendenti pubblici è quindi passato da 34.355 euro annui del 2012 ai 34.146 delle ultime rilevazioni.

Mala diminuzione che forse preoccupa maggiormente è quella legata agli stipendi dei dipendenti del comparto della scuola, che già di per sé sono i più bassi di tutta la pubblica amministrazione. Tra il 2012 ed il 2014 per i dipendenti della scuola pubblica si è infatti verificato un taglio di oltre mille euro, passando quindi da 29.469 euro annui a 28.343. Tra le diminuzioni più preoccupanti che hanno interessato il biennio considerato, figurano poi i tagli alle retribuzioni nelle università (scese dai 43.223 euro del 2012 ai 43.085 del 2014) e quelli che hanno interessato il servizio sanitario nazionale (da 43.223 euro a 43.085). Ancora troppo elevate, invece, le retribuzioni della magistratura: oltre 138 mila euro annui, ben oltre non solo alle retribuzioni nell’ambito scolastico, ma quasi cinque volte il valore medio nel pubblico impiego.

Si tratta di comparti per i quali, non solo la Ragioneria di Stato ha registrato dei tagli agli stipendi, ma per i quali si rileva un calo generale della spesa pubblica. Osservando i dati da vicino si può infatti notare come degli oltre dieci miliardi di euro tagliati all’intero settore pubblico, circa sei miliardi abbiano interessato proprio la scuola, per la quale la spesa pubblica è scesa a 40,5 miliardi di euro dai 46 miliardi del 2009. Un altro miliardo è stato invece tagliato alla spesa per le università, mentre altri tre miliardi al servizio sanitario nazionale. Tra i dati leggermente incoraggianti figura invece illieve aumento della spesa destinata alle forze armate e ai corpi di polizia, da 26,3 miliardi a 26,8 miliardi, e di quella destinata agli enti di ricerca, da 1,4 miliardi di euro a 1,5 miliardi. DI notevole entità, invece, la diminuzione che ha interessato la voce “Regioni ed Autonomie Locali ed altri enti territoriali: nell’arco del tempo considerato la cifra complessiva è stata tagliata infatti di quasi tre miliardi, passando dai 27,4 miliardi del 2009 ai 24,9 miliardi di due anni fa.