di A.D.

Massimo storico di precari per l’Italia: con 2,69 milioni di lavoratori a termine, il nostro Paese raggiunge il record da quando sono disponibili le serie storiche Istat, cioè dal 1992. Ma il dato non preoccupa il governo che, invece, esulta per la riduzione del tasso di disoccupazione all’11,1% a giugno. Basta lo 0,2% in meno sul mese per portare il premier, Paolo Gentiloni, a scrivere su Twitter che ci sono “Buone notizie sul lavoro”, mentre il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dichiara in una nota stampa: “Al di là delle oscillazioni mensili, questo mese di segno positivo, il dato incoraggiante è la conferma della costante crescita di medio lungo periodo dell’occupazione e della contestuale diminuzione dei disoccupati e degli inattivi”.

Addirittura, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, si chiede su Facebook: “Qualcuno può ancora negare il successo del #JobsAct?”. La risposta è: “Sì”.

I tassi restano a livelli preoccupanti (35,4% di giovani disoccupati e solo il 48,8% delle donne occupate), e si acuisce il problema, ormai strutturale, della qualità pessima dei nuovi posti di lavoro: l’Istat rileva infatti “una crescita di 23mila unità su base mensile, dovuta esclusivamente al rialzo dei dipendenti a termine, aumentati di 37mila unità”. Inoltre, a differenza di quanto afferma Poletti, il dato registrato a giugno non può essere letto “al di là delle oscillazioni mensili” visto che è evidente come un calo a ridosso dell’estate sia imputabile all’ incremento di posti di lavoro temporanei per l’avvio della stagione turistica. Bel successo.