di Claudia Tarantino

Uno degli aspetti più critici legati al fenomeno migratorio è sicuramente quello rappresentato dai pericoli a cui sono esposti i minori. Al di là dei rischi legati al ‘viaggio di fortuna’ cui sono costretti, via terra attraverso il deserto, o via mare attraverso il Mediterraneo, le condizioni che trovano all’arrivo il più delle volte sono tutt’altro che ‘accoglienti’. I più piccoli, infatti, soprattutto se non accompagnati da parenti, rappresentano i soggetti più vulnerabili allo sfruttamento, principalmente sessuale e lavorativo.
Con il dossier ‘Piccoli Schiavi Invisibili 2017’, Save the Children presenta un’analisi dettagliata “delle principali vulnerabilità vissute dalle vittime e offre una disamina aggiornata dei soggetti criminali che lucrano su di loro”.
In particolare, l’Organizzazione accende i riflettori su ciò che accade nei Paesi dell’Unione Europea, dove il fenomeno della tratta e dello sfruttamento dei minori risulta “ben radicato”, e anche in Italia dove, nell’intero 2016, “le vittime di tratta effettivamente censite e inserite in programmi di protezione sono state complessivamente 1.172, di cui 954 donne e 111 bambini e adolescenti, in gran parte di genere femminile (84%)”.
Le forme di sfruttamento principali emerse dai dati sono: la prostituzione forzata (67%) e lo sfruttamento lavorativo (21%) soprattutto in ambito agricolo, manifatturiero, edile, nei servizi domestici e nella ristorazione.
I minori non accompagnati giunti nel nostro Paese, pur rappresentando “uno dei gruppi di bambini e adolescenti maggiormente esposti alle diverse forme di tratta e sfruttamento”, non sono purtroppo gli unici. Dal dossier di Save the Children emerge che “il numero sempre maggiore di ragazzine nigeriane condotte qui con l’inganno e costrette a prostituirsi, insieme a un numero crescente di minori dell’Europa est, di ragazzi bengalesi vittime dello sfruttamento lavorativo, e di minori che si considerano ‘in transito’ in Italia e si riconsegnano nelle mani di trafficanti e passeurs per proseguire il viaggio verso il nord Europa, sono infatti il volto più frequente tra le vittime di un business criminale che nel mondo muove un giro d’affari di 32 miliardi di dollari (seconda fonte di reddito per le organizzazioni criminali dopo il traffico di droga), e in Europa conta almeno 12.760 adulti offender sospetti o incriminati (di cui 3.187 femmine)”.
Ma non è finita qui, perché anche numerosi bambini e adolescenti italiani sono vittime di sfruttamento, coinvolti principalmente in attività illegali quali spaccio e prostituzione e, “in un caso su due, hanno tra i 16 e i 17 anni”.
Nell’analizzare il fenomeno, poi, Save the Children sottolinea le principali criticità riscontrate soprattutto in alcuni territori come la Calabria, dove l’elevato numero di sbarchi di minori non accompagnati, ben 7.617 (15,5% del totale) nell’ultimo anno, ha messo in evidenza “la grave inadeguatezza di alcune strutture di prima accoglienza e le carenze del sistema di protezione”; Roma, dove si registra “una diminuzione progressiva dell’età, fino a 14 o 13 anni, delle minori nigeriane e rumene costrette a prostituirsi, e Ventimiglia, una zona di frontiera dove i minori stazionano per tentare di raggiungere la Francia e sono “esposti al rischio continuo di violenze, sfruttamento e ricatti da parte di facilitatori, passeurs o adulti” che approfittano della loro condizione e lucrano sulla loro vulnerabilità.
E’ più che evidente, quindi, che la procedura di ricollocamento in altri paesi europei, “unico strumento sicuro e legale per garantire protezione e rispetto del superiore interesse dei minori sancito dal diritto internazionale”, è ancora insufficiente così come nel nostro Paese risulta inadeguato il sistema di accoglienza e protezione che dovrebbe invece essere in grado di intervenire efficacemente per strappare questi bambini dalle mani dei loro aguzzini.