di Caterina Mangia

“In tempi di siccità come questi è davvero impensabile perdere il 40 per cento dell’acqua per tubazioni colabrodo”.
Queste le parole del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti in audizione in commissione Ambiente al Senato sull’emergenza siccità: “è inaccettabile – ha spiegato – che dei 300 miliardi di metri cubi d’acqua che in Italia piovono ogni anno, riusciamo a captarne solo l’11 per cento, uno  spreco che un Paese come il nostro, che deve e dovrà fare ancor di più i conti in futuro con problemi di siccità, non si può permettere”.
Come al solito, che si tratti di un terremoto, di un alluvione o di un’improvvisa siccità, in Italia la consapevolezza dei problemi sorge all’“alba del giorno dopo”. Da lì iniziano le sequele degli “avremmo dovuto”: avremmo dovuto manutenere, prevenire, costruire infrastrutture.
Nel frattempo, i cittadini italiani fanno i conti con le emergenze, e in particolare quelli della Capitale, che rischia di mostrarsi agli occhi del mondo con i rubinetti vuoti: lo stesso Galletti ha dichiarato alla Camera che “la situazione di Roma è, allo stato, quella che preoccupa maggiormente”.  “E’ chiaro a tutti – ha spiegato – che una
parte consistente dei problemi della Capitale e dei rischi che oggi corre siano da ricollegare alle intollerabili perdite di rete che caratterizzano la sua infrastrutturazione idrica. Questo è un problema antico, su cui bisogna una volta per tutte finalmente intervenire”.
Facendo riferimento alla situazione romana, il ministro ha poi reso noto: “la Regione Lazio ha confermato che è in corso un confronto con il Comune di Roma ed il gestore ACEA ATO 2 spa, e si stanno verificando tutte le possibili soluzioni” per “trovare un punto di equilibrio tale da assicurare un accettabile livello di servizio per i cittadini, mitigando quanto più possibile i disagi, anche a tutela degli aspetti igienico-sanitari ed ambientali”.
Il dato però è ancora uno solo: a poche ore dallo stop ai prelievi del Lago di Bracciano, i tavoli e la querelle tra Regione Lazio, Acea e Campidoglio non hanno ancora prodotto soluzioni, né si sa ancora cosa succederà. Il rischio che dalla prossima settimana scatti il piano di razionamento dell’acqua di otto ore nei quindici municipi capitolini non è lontana: per i romani si profila un’estate all’asciutto.